Il Milan ce l’ha fatta ma ha tremato per tutta la sera. «É stata sofferenza vera» la chiosa di Barbara Berlusconi, in tribuna col figlio. Il Milan ce l’ha fatta a saltare l’ostacolo degli ottavi di finale di Champions, inseguiti da 5 anni ormai ma ha rischiato la pelle. Ha rischiato di vedere risucchiato il 4 a 0 dell’andata e nel finale di andare incontro a sciagurati supplementari. Il Milan ha avuto solo gambe nel primo tempo, nella ripresa ha aggiunto cuore e testa per non farsi schiacciare e cacciare fuori dall’Europa. L’Arsenal ha chiuso la sua esperienza in Champions con l’onore delle armi. Ha dato tutto, anche qualcosa di più, ha accarezzato la storica impresa prima di arrendersi nel finale, tradito dalle forze che sono mancate in modo vistoso.
Van Persie è stato il magnifico eversore dei Gunner e li ha sospinti fino a sfiorare l’impresa, Van Bommel lo strepitoso scudo spaziale di Abbiati e soci, due olandesi così diversi. Alzi la mano chi non ha tremato per il Milan. Sotto di tre gol nella prima frazione, è andato vicinissimo al clamoroso ribaltone prima di sfiorare, a ripetizione, il gol della sicura qualificazione. Prima El Shaarawy, poi Nocerino, quindi Ibrahimovic non hanno tenuto fede alla loro fama di precisi cecchini. Perciò la sfida e la qualificazione sono rimaste in bilico fino all’ultimo. Allegri ha richiamato Aquilani, dopo un bel tot di assenze, poi anche Bonera per mettere in banca quel minuscolo vantaggio rimasto in vita, grazie al poker dell’andata. Dallo stadio Emirates è arrivato un messaggio per tutti, Napoli compreso. Gli inglesi non sono mai morti, mai finiti, mai sconfitti. Specie se vengono affrontati col piglio superficiale.
La rimonta impossibile dell’Arsenal diventa possibile al culmine della prima frazione, chiusa con un 3 a 0 che trasforma in una bolgia dantesca lo stadio londinese e fa scivolare il Milan verso il baratro. L’impressione, la prima, è quella che conta. E la prima impressione trasmette l’idea di un Milan con le gambe all’Emirates ma con la testa da un’altra parte, forse alla Juve e al duello tricolore. Certo che risulta inspiegabile la disattenzione dilettantesca tradita in occasione di uno dei primi angoli: Koscienly infatti può saltare, da solo, a pochi passi dalla porta e colpire di precisione, dando vita e sostanza all’impossibile. Perchè a metà frazione si aggiunge, alla prova fiacca e disarmante dei campioni d’Italia, anche l’errore di Thiago Silva, protagonista di un rinvio sotto misura che diventa un assist quasi perfetto per Rosincky. Ed è allora che l’Arsenal comincia a diventare macchina perfetta, un’altra squadra rispetto a quella vista a San Siro e martellata dalla critica, considerata dalle nostre parti piccola cosa, minuscola addirittura. Il finale è pieno di brividi per i milanisti, incapace di reagire. Nocerino e Mesbah chiudono in un velenoso sandwich Chamberlain e l’arbitro, convinto dall’assistente dietro la porta, assegna il rigore che van Persie trasforma nel rotondissimo 3 -0.
A quel punto (dopo il gol mancato da El Shaarawy sulla sirena), Allegri che pure in panchina si è portato due portieri (per l’effetto Stekelenburg), dovrebbe cambiare mezza squadra e invece deve ricominciare con gli stessi, scossi da qualche parolina nello spogliatoio, oltre che dal panico di una clamorosa eliminazione. Abbiati e bravo e fortunato su van Persie, solissimo, a un soffio dal 4 a 0, Ibrahimovic dalla meta sfiora il bersaglio ma è Nocerino, lo specialista di tante imboscate, a sbavare la palla-gol della qualificazione. Un solo gigante nel Milan, si tratta di Van Bommel, si batte contro tutti i Gunner, recupera cento palloni preziosi a dispetto di un cartellino giallo guadagnato nel primo tempo e tiene in piedi l’impalcatura.
A furia di mancare il gol della sicurezza (anche Ibra va vicino al sesto sigillo europeo), il Milan si consegna al supplizio e all’assalto finali dell’Arsenal che consuma le ultime vitamine.
Stanchi, stremati, gli inglesi non si tirano mai indietro, sospinti dall’urlo belluino dello stadio. É come vivere sull’orlo del precipizio. Una lezione per il futuro e per l’allegra compagnia, inguardabile per un tempo, il primo, degna del suo blasone solo nel secondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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