Il n.1 bianconero: «Più forti dopo Berlino come fu per loro dopo il ko di Madrid»

Filippo GrassiaPer la prima volta una sfida di Champions League, Juventus-Bayern, s'è giocata in anteprima all'Università Bocconi, teatro d'un convegno sul fair-play finanziario. Protagonisti Andrea Agnelli e Karl Heinz Rummenigge, i massimi esponenti dei due club. Sul campo Kalle non avrebbe ancora rivali. In questo ambito il presidente bianconero non gli è da meno: «In Europa ci sono quattro club di levatura superiore a tutti gli altri, Barcellona, Real Madrid, Manchester United e Bayern, per fatturato, ricavi e organico. Tutte le altre squadre sono inferiori e possono concorrere per il quinto posto. Ma la Juventus ha tratto dalla sconfitta di Berlino la consapevolezza di potersi battere alla pari con chiunque, come lo è stato per il Bayern all'indomani della finale persa a Madrid. La nostra squadra non parte mai battuta e così sarà anche negli ottavi Champions».L'approccio di Rummenigge, quasi didascalico, non farà piacere alla Merkel laddove dice: «Noi siamo un club particolare, più bavarese che tedesco, noi siamo quelli del sud, diversi dai rivali di casa come da quelli di Inghilterra, Spagna e Italia. Noi siamo attenti ai bilanci. Il nostro modello non può essere rappresentato dal Paris Saint Germain o dal Manchester City che ricevono aiuti straordinari dagli sceicchi. Non li capiamo. Dal 2010 in poi abbiamo aumentato i ricavi da stadio, merchandising e sponsor. Oggi siamo fra i primi al mondo. Ma non pensiamo di aver già eliminato la Juventus, la rispettiamo e la temiamo. Anche noi potevamo essere più fortunati al sorteggio».La replica di Agnelli si avventura sul piano socio-economico: «Il Bayern può dirsi fortunato di stare in una regione come la Baviera che è più ricca del Piemonte, ha un maggiore reddito pro capite e una disoccupazione risibile. Da quelle parti, poi, le grandi aziende sono vicine al club, da noi neanche a parlarne. Ma i tifosi, non dimentichiamolo, preferiscono vincere scudetti e coppe piuttosto che avere i conti a posto».Il duello si trasforma in alleanza nel momento di attaccare l'Uefa. Rummenigge, presidente dei club europei, apre uno scenario caro al Berlusconi degli anni '90: «Le grandi diventano sempre più forti in tutti i maggiori campionati europei.

Quasi per selezione naturale si va formando un gruppo di 20 squadre che prima o poi daranno vita a una Lega europea sotto l'egida dell'Uefa o sotto un tetto privato. E magari giocheranno anche in America o in Asia». E Agnelli di rimando: «La Champions League ha una potenzialità inespressa. La finale vale 1,5 miliardi di diritti tv contro i 5 del Superbowl, non può essere...».

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