Aurelio De Laurentiis non ci sta, dopo la pronuncia della Corte Federale d'Appello che ha respinto l'istanza del Napoli per la riduzione della squalifica di Kalidou Kouilibaly, vittima di cori razzisti nel match del 26 dicembre contro l'Inter.
Il patron della società partenopea è un fiume in piena e manifesta tutto il suo dissenso al quotidiano Il Mattino: ''Anche stavolta il sistema, inteso come organizzazione, ha dimostrato di non saper cambiare, punendo la vittima e non il carnefice. Se andiamo avanti così, il calcio rischi seriamente di implodere, di farsi male da solo. Mi vergogno di far parte di questo sistema dal quale uscirò molto in fretta se la Figc non userà misure drastiche contro il razzismo''.
La strategia difensiva dell'avvocato Grassani, legale del Napoli, di evidenziare il contesto ambientale che ha indotto il difensore senegalese ad applaudire Mazzoleni non ha dato però i frutti sperati così come sottolineato dalla Corte Federale: ''Se è concesso ad un calciatore un comportamento irrispettoso del direttore di gara, si legittimano anche episodi che possano sfociare nella violenza verso l'arbitro. Determinare le regole non spetta ai giudici''.
Decisione del collegio giudicante che Adl non riesce proprio a mandare giù: ''In questo modo Koulibaly viene ancora più umiliato da questa vicenda. Sono offeso per lui. Era toccato, commosso, colpito nella sua sensibilità, la sua e della famiglia. La sua capacità espositiva è stata esemplare, mi spiace non abbia avuto giustizia''.
Attenersi rigorosamente al Protocollo Fifa-Uefa resta l'unica strada da intraprendere, ne è consapevole anche De Laurentiis: ''Se avrei ritirato la squadra? No, non avrei ritirato la squadra.
Io conosco le debolezze del nostro calcio e ho accettato di giocare con queste regole. Ance se queste sono delle regole sbagliate. Ma questo non mi impedisce di fare una battaglia affinché queste regole diventino moderne''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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