Una vittoria con vista Europa League. Ma in casa Napoli, dopo il trionfo ai rigori dell'Olimpico, si vuole alzare ancora l'asticella: va bene il primato di undici qualificazioni di fila alle Coppe continentali, ma mai accontentarsi. Ed ecco che durante l'abbraccio collettivo della squadra in mezzo al campo sia Gattuso che De Laurentiis hanno rilanciato: ora andiamo a prenderci la Champions. Frase che lascia spazio a qualsiasi interpretazione. L'obiettivo è quello ambiziosissimo di andare a Lisbona e giocarsi la Final eight ad armi pari con le più quotate avversarie, il che vorrebbe dire eliminare negli ottavi il Barcellona - ancora da definire la sede della gara di ritorno, potrebbe non essere il Camp Nou -? O semplicemente tentare la difficile impresa di prendersi il 4° posto per salire di grado nella prossima edizione dei tornei continentali?
La risposta più scontata è la seconda, come ha fatto capire il tecnico: «Non possiamo pensare di mollare dopo aver portato a casa solo il primo obiettivo. Abbiamo il dovere di provarci anche se abbiamo parecchi punti di distacco (nove, ndr)». Ma sotto sotto la voglia di fare il colpo c'è eccome a Castelvolturno. Dove il lavoro riprenderà già oggi, visto che il calendario da qui al 2 agosto non lascerà tregua.
La festa è finita alle 4 del mattino di ieri alla stazione dell'Alta Velocità di Afragola, in linea di aria a una ventina di chilometri da quella di Napoli. Qui, narra la storia diventata già leggenda, una coppietta di amanti si era appartata nella zona isolata e buia senza sospettare quello che stava per accadere. Ovvero l'invasione dei tifosi azzurri, prima assiepati a Piazza Garibaldi, di fronte allo scalo ferroviario, e poi riversatisi in provincia. Avendo saputo di un buon numero di taxi che aspettava la squadra appunto ad Afragola. E qui nuovo bagno di folla in barba alle norme sanitarie, con la squadra che ha faticato a sottrarsi all'abbraccio dei suoi sostenitori e Gattuso che ha mostrato la Coppa e poi ha fatto partire il coro «un giorno all'improvviso».
Organizzazione, cuore e spogliatoio la ricetta vincente di Gattuso. Che ha fatto un discorso chiaro alla squadra: «Avete dimostrato professionalità, carattere e senso di appartenenza. Qui c'è gente che è a scadenza di contratto, deve andare via, c'è gente che piange (chiaro il riferimento a Callejon che ha ricordato il precedente di Lavezzi nel 2012, ndr). Ora non abbiamo più tensioni o pressioni, giochiamo tutti. E voglio vedere il veleno». Strappando poi la promessa al presidente De Laurentiis di un «condono» sulle ormai celebri multe. Perché il patron del Napoli sa fare bene i conti nonostante i suoi 16 anni alla guida del club siano stati contraddistinti - a causa del suo carattere spigoloso - dalle contestazioni del popolo del San Paolo o da rapporti tesi con giocatori, fatti anche di addii e strappi dolorosi, e istituzioni.
Eppure quattro dei nove titoli della storia azzurra li ha vinti proprio lui, che chiude sempre i bilanci in attivo (l'ultimo al giugno 2019 con un fatturato di 300 milioni e un utile di poco più di 29). Di fatto, a parte la Juve, solo De Laurentiis e Lotito con la Lazio hanno vinto in Italia nell'ultimo decennio.
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