Napoli, rabbia e orgoglio. E le colpe di Spalletti

Il tecnico recrimina sull'arbitro, ma qualcosa si è rotto in aprile. Come un anno fa

Napoli, rabbia e orgoglio. E le colpe di Spalletti

Rabbia e orgoglio. È questo il day-after napoletano. La certezza di aver giocato due grandi partite, e averle anche dominate a livello di gioco, non basta a smaltire la delusione. Così come i complimenti di Pioli non allargano i sorrisi. È il risultato che conta e gli azzurri sono finiti fuori dalla Champions mentre venivano incensati da tutta l'Europa del calcio e indicati come quasi certi finalisti. Più di qualcosa non ha funzionato, gli errori della fase difensiva che hanno concesso praterie a Leao sia all'andata che al ritorno, e tante discutibili decisioni arbitrali che hanno avuto il loro innegabile peso nei 180'. La rabbia partenopea è nelle scelte di Kovacs e Marciniak sottolineate da Spalletti in conferenza stampa nel ventre del Maradona, episodi che se non sono stati decisivi, hanno comunque indirizzato il risultato. Le ammonizioni di Kim e Anguissa rapportate alla non-ammonizione di Leao, sono nettamente sfavorevoli. Come il rigore evidente non concesso a Lozano sullo 0-0 dal miglior arbitro del mondo, per giunta supportato a sbagliare dal Var. «Il passato del Milan in Champions a livello di Dna conta» sono state le parole dell'allenatore.

Rabbia che lascia il posto all'orgoglio, per quello che poteva essere e che non è stato. Per quell'obiettivo chiamato grande sogno ancora da raggiungere. Per quel senso di rivincita sportiva che adesso contagia gli azzurri, a partire da Kavaratskhelia, croce e delizia contro i rossoneri. Ha fatto tante cose belle ma si è anche divorato gol decisivi, a San Siro e martedì sera, dal dischetto oppure a tu per tu con Maignan. Parole di scuse verso i tifosi, ai quali ha promesso immediato riscatto, lacrime amare addolcite dal post affettuoso e dal like d'incoraggiamento del rivale Leao, con tanto di cuore.

E perché no, nel day-after trova spazio adesso anche la preoccupazione. Più 14 a otto giornate dalla fine è un buon vantaggio ma non tranquillissimo, anche perché la condizione fisica non è la stessa di un mese fa e perché domenica, contro la Juventus a Torino, mancheranno Mario Rui, Rrahmani e Politano, il triste lascito di infortuni della Champions. Il momento è difficile, oltre che decisivo e aprile si conferma un mese orribile per Spalletti: un anno fa estromise gli azzurri dalla lotta scudetto, adesso addirittura peggio dal punto di vista dei risultati.

Nelle ultime cinque gare, il Napoli ne ha vinta una, con una percentuale del venti per cento, niente a che vedere con il cento per cento di successi realizzato nei mesi di settembre, ottobre, febbraio e marzo. Un anno fa, il mese più critico era stato quello di dicembre, con una percentuale di vittorie pari al 33%. Aprile, dolce soffrire.

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