Il tappone pirenaico di Peyragudes, il più lungo e più temuto della Vuelta 2013, sconfina in Ferancia e premia un francese: è Geniez a tenere fino al traguardo una fuga partita da lontano, staccando di 3' l'italiano Scarponi e di pochi secondi in più il giovane Roche.
Il tappone va a Geniez, ma la sensazione più netta è che la Vuelta vada ormai a Vincenzo Nibali. Il campione messinese, difendendosi benissimo dai suoi avvesari diretti Horner, Valverde e Rodriguez, giunge quarto e di fatto mette un'ipoteca serissima sul trionfo finale, a una settimana esatta dalla conclusione sulle strade di Madrid.
L'impresa di vincere nello stesso anno Giro e Vuelta, impresa vera e propria perchè nel ciclismo moderno è sempre più arduo centrare due grandi giri in pochi mesi, dipende ormai soltanto dall'ultima sfida, la più suggestiva, in programma sabato, alla vigilia della passerella conclusiva: tra Nibali e la maglia rossa finale resta in definitiva solo l'Angliru, meglio noto come il Mortirolo di Spagna, la montagna che solitamente incorona il più forte, come difatti è successo allo stesso Nibali in occasione della sua prima vittoria nella Vuelta.
Comincia da domani il conto alla rovescia, peraltro nella semi-indifferenza dei media italiani. Un'indifferenza che francamente non ha molte motivazioni logiche: non risulta a nessuno che lo sport italiano stia raccogliendo successi tali da rendere la doppietta di Nibali così trascurabile e secondaria.
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