"Non sono campione per caso A Sochi difenderò il mio oro"

Giuliano Razzoli: "Assurdo pensare che abbia vinto a Vancouver per un colpo di fortuna Ora voglio solo star bene. E ho ancora quattro slalom per qualificarmi..."

"Non sono campione per caso A Sochi difenderò il mio oro"

Non sta vivendo un momento facile Giuliano Razzoli, ma, come dice lui, «ci sono drammi ben più gravi nella vita che sbagliare una gara di sci o avere mal di schiena».

Ieri l'emiliano era a Gressoney per fare allenamento, in realtà non ha quasi sciato, perché il dolore che lo affligge da lunedì, quando nella prima manche dello slalom di Bormio è andato lungo di linea a tre porte dal traguardo e nel tentativo di stare in pista ha accusato il tipico colpo della strega, non è ancora del tutto passato. Ma non molla Giuliano e quasi sicuramente domani sarà al via ad Adelboden, su una pista dove negli ultimi sei anni è uscito quattro volte e altre due ha chiuso 14° e 12° (lo scorso gennaio). «Non so come starò, ma voglio esserci, questo è sicuro».

Quello di domani sarà il quart'ultimo slalom di coppa del mondo prima dell'Olimpiade di febbraio e Giuliano, da campione olimpico in carica, deve ancora qualificarsi. Molti pensano che in quanto detentore del titolo abbia già il posto assicurato, ma non è così, la regola vale solo per i campionati del mondo che si svolgono ogni due anni. L'Olimpiade bisogna conquistarsela sul campo, non ci sono sconti nemmeno per chi, come lui, a Vancouver 2010 salvò il bilancio dello sci alpino, a secco di medaglie non solo in quell'occasione ma anche nella precedente, quattro anni prima ai Giochi di Torino. Quella medaglia d'oro in slalom, ultima gara del programma, fu una liberazione e una gioia infinita per tutti, Giuliano se la meritò al 100% perché su quella pista e con quelle condizioni di neve nessuno avrebbe potuto sciare più veloce di lui che, quando non sbaglia, ha ben pochi rivali. Il problema, naturalmente, è che sbaglia troppo. «Già, ma è perché parto sempre e solo per vincere, non riesco a dosarmi e certe velocità fra le porte strette a volte non riesco a gestirle, tanto più se, come a Bormio, non mi sento bene (aveva la febbre, ndr)».

A Bormio ha detto che anziché ad allenarsi dovrebbe andare a farsi benedire…
«Ma sì, in effetti in questo periodo non me ne va dritta una, ma non sono uno che si piange addosso né mi deprimo. Continuo a credere nelle mie possibilità e sono tranquillo sapendo di avere ancora quattro gare per fare risultato. L'importante è stare bene, perché sciare con il dolore non è il massimo, in slalom anche quando parti al 100% non è facile andare forte, figurati se non stai bene!».

Ma lei crede nella fortuna?
«No, e non sono d'accordo con chi pensa che quattro anni fa vinsi il titolo olimpico con l'aiuto della sorte. La mia fortuna quel giorno fu di stare bene e di riuscire a dare il mio massimo. E credo fui molto bravo a reggere la pressione, il peso sulle mie spalle non era da poco. Lo slalom ha due manches, è difficile quindi vincere per caso, soprattutto se hai fatto il miglior tempo nella prima… In ogni caso nella vita e nello sport l'importante non è avere fortuna, ma non avere sfortuna!».

Non la stressa il pensiero che i suoi fedelissimi tifosi hanno già comprato i biglietti per lo slalom olimpico del 22 febbraio?
«Per niente, anzi mi motiva, lo sapete che per la gara dei Giochi di Vancouver quattro anni fa avevano comprato, già nel maggio del 2009, non solo i biglietti per la tribuna ma anche quelli per il volo e avevano pure prenotato le stanze per dormire? E allora non avevo ancora vinto nulla! I miei tifosi sono i migliori del mondo, a Bormio erano in settanta, e non sono mai delusi, anche quando sbaglio. Sono unici, credo».

Ma resta il fatto che il 21° posto nello slalom di Levi a metà

novembre sia l'unico risultato della sua stagione, almeno finora...
«Si comincia adesso, l'ho sempre detto che l'importante era andare forte a gennaio, come sempre. Una gara è andata, ma ce ne sono altre quattro».

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