S'è fatto uomo Pepito. Non è più il ragazzino di belle speranze e alle prime armi. Oramai Giuseppe Rossi è un'altra persona. Non è cambiato il carattere, resta pur sempre un tipo riservato e taciturno, ma lui alle parole, poche, preferisce i fatti. Solo così poteva rialzarsi in piedi dopo infortuni che abbatterebbero un elefante. Ora, a 30 anni (li compie oggi ndr) ha raggiunto la maturità, come calciatore ma soprattutto come uomo. C'è il tempo, dunque, di guardare indietro, di fermarsi a pensare.
Rossi, lei è statunitense doc. Ha votato?
«Potevo votare, ma non l'ho fatto. Non mi è sembrato il caso di farlo, soprattutto perché non ero convinto dei due candidati. Ero dalla parte di Bernie Sanders, l'altro candidato democratico, ma alla fine è stata scelta Hillary».
Ma ora Sanders un po' vacilla...
«Sa com'è la politica, ci si avvicina il più possibile a chi ha il potere, nonostante si abbiano idee diverse. La politica è anche questa».
Lei è un grande fan di Obama. Cosa succederà ora al suo Paese?
«Obama per me è stato davvero bravo, ha fatto belle cose, specialmente a inizio della sua campagna, per il modo con cui ha rilanciato l'America dopo gli otto anni di Bush. Era una battaglia in salita, ma l'America ha fatto davvero grandi passi in questi otto anni, sotto di lui. Nessuno è perfetto ovvio, lo sappiamo tutti».
Ma ora c'è Trump. È così pericoloso?
«Trump è una persona diversa, con idee diverse rispetto ad Obama. Bisogna dargli tempo, perché è appena entrato alla Casa Bianca. Sta cercando di proporre idee, e alcuni non sono d'accordo. La speranza di tutti è che non faccia danni all'America».
La sua famiglia vive in Abruzzo. Come ha vissuto le scosse di terremoto?
«Il paese di mio papà (Fraine, in provincia di Chieti) e il paesino di mia mamma (Acquaviva di Isernia, Molise), grazie a Dio non sono stati colpiti dal terremoto. Chiamavo ogni volta per sapere come stavano, e non potendo vedere la tv, cercavo di seguire su internet. Sono drammi che ti fanno rimanere a bocca aperta».
Dopo Villarreal e Levante, ora il Celta Vigo. La Spagna ormai è casa sua?
«Mi trovo molto bene, specialmente dopo quei cinque anni al Villarreal (93 gol in 219 presenze ndr), il momento dove mi sono espresso al meglio».
La squadra è a -6 dalla zona Champions...
«Stiamo facendo bene, siamo in semifinale di Copa del Rey, ai sedicesimi di Europa League. Abbiamo voglia di dimostrare che siamo da top 4».
Come vede il campionato italiano: la Juve ha già vinto?
«Difficile dire che la Juve non vincerà quest'anno».
Segue la Serie A?
«Non riesco a seguirla tanto, cerco di non perdermi le partite della Fiorentina».
A proposito, tornerà lì?
«Non ho parlato ancora con nessuno, ho un anno di contratto che finisce a giugno e poi si vede. Per ora quello che cerco di ritagliarmi è un posto importante nel Celta Vigo».
Cosa pensa di Bernardeschi?
«È uno che si dà da fare e si è adattato alla grande agli schemi di Sousa. Sono contento che stia dando una mano alla Fiorentina».
E dei ragazzini italiani che si trasferiscono all'estero?
«Bisogna valutare quello che ti dà la squadra non tanto a livello economico ma calcistico. Io, a 17 anni, mi sono trasferito allo United proprio perché volevo sfidare quei giocatori che vedevo in tv tutte le domeniche, per vedere se ero capace di giocare a un certo livello».
Che tipo è Sir Alex?
«Ferguson è un manager, più che un allenatore, uno che gestisce tutto. Quello che mi ha colpito di più è il modo in cui trattava i giocatori fuori campo, li trattava come gioielli. E tutti noi lo apprezzavamo tanto come uomo».
E Ranieri. Ma è davvero così speciale?
«Si è sempre comportato molto bene con me, anche se avevo 19 anni ed era la mia prima esperienza in serie A (al Parma, ndr). Se vuoi arrivare a certi traguardi devi essere preparato, e mister Ranieri lo era, l'ho capito già dal primo discorso che ha fatto a noi calciatori».
Cosa pensa di Federer?
«Io ho due idoli nello sport: Kobe Bryant e Roger Federer. Hanno vinto tutto nella loro vita, ma soprattutto sono riusciti a mantenere un livello alto per anni e anni. Nessuno avrebbe mai pensato che Federer a 35 anni riuscisse a vincere il titolo».
Pronostico su Roma-Villarreal. Chi vince?
«Sono due squadre che gestiscono la palla in un modo bellissimo. Nessun favorito, ma vincerà il bel calcio».
All'azzurro crede ancora?
«Hai voglia se ci credo... ci penso sempre. Credo nelle mie qualità, credo di poter dare tanto sia a una squadra di club, sia in Nazionale.
Da tre anni, dopo quel brutto infortunio, sto veramente bene a livello fisico e mentale. Vorrei solo avere la possibilità di dimostrarlo. Mi sto impegnando tutti i santissimi giorni per riavere il mio momento e far vedere a tutti che sono meglio di prima».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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