Obiettivo Milan: sfatare il tabù San Siro per tornare Allegri

Stasera prima sfida di Champions per i rossoneri che sperano di riuscire a sfatare il tabù San Siro. Il tecnico: "Giusto paghi io se non arrivano risultati". Berlusconi? E' molto sereno

Obiettivo Milan: sfatare il tabù San Siro per tornare Allegri

Milanello - «La partita giusta al momento giusto». Firmato Daniele Bonera che si ritrova all'improvviso iscritto d'autorità nella lista degli esponenti storici del Milan e deve mettere la faccia in circostanze del genere. Può sembrare una chiosa banale ed è invece l'unica speranzella cui si aggrappano in tanti dalle parti di Milanello. Perché di questo Milan, indecifrabile e caduto tanto in basso, non c'è alcuna certezza oltre che una scarsissima fiducia. Anche se stasera può tornare in Champions, una volta definita «il suo habitat naturale». Adesso resta una grossa insidia pur se alle porte di Milano c'è l'Anderlecht che non ha fama di squadrone europeo e si presenta dopo un paio di ballottaggi agostani. L'ultima volta, in piena era Kakà, il Milan di Ancelotti travolse i belgi con un rotondo 4 a 1 ma è bene dimenticare certi precedenti perché i paragoni tra quella armata e l'attuale compagine rossonera sono improponibili. Ecco, uno dei superstiti è appunto Bonera, che rimediò il cartellino rosso a Bruxelles nella serata del suo esordio continentale. Che possa diventare la partita giusta al momento giusto lo pensa e lo spera, ardentemente, anche Allegri. E non solo per puntellare meglio la propria panchina dagli spifferi che arrivano quotidinamente nonostante i pranzi e le cene, appositamente propagandate, con Adriano Galliani.

«Pensavo di trovare frotte di giornalisti all'uscita dalla pizzeria e invece niente. Ho fatto una battuta su Berlusconi, non lo sento da due mesi, e invece l'ho sentito prima e dopo la partita con l'Atalanta ma tanto non conta granchè. L'ho sentito ed è molto sereno» è lo sfogo del livornese che si ritrova nel mirino della critica. E sembra sopportare con cristiana rassegnazione la sua condizione sapendo di non essere molto amato e stimato nel pubblico e tra i critici e di dover, un giorno, scontare pene e colpe che sono anche sue ma non esclusivamente sue. «Quando il presidente mi ha prospettato la nuova situazione finanziaria, io ho accettato il piano di cessioni e condiviso l'arrivo dei giovani. Ci vorrà del tempo perché qualche conto cominci a tornare. Se ciò non accadesse è giusto che paghi io» è la sua posizione dignitosissima. Sotto sotto c'è un tarlo che comincia a farsi strada: riguarda gli arbitri («siamo la squadra più corretta del torneo e abbiamo già una valanga di ammonizioni», «del mezzo rigore col Bologna si è discusso tutta la settimana, del rigore negato dopo 120 minuti a Boateng neanche una parola»).

La partita giusta al momento giusto, d'accordo. «Abbiamo voglia di rivalsa contro lo scetticismo generale» insiste Bonera. Ma lo scetticismo non è gratuito, semmai alimentato da qualche coda del discusso mercato, tipo la frase di Adriano Galliani su Ibrahimovic. «Non mi parla più perché gli avevo promesso che sarebbe rimasto al Milan ma ci sono state circostanze che hanno spinto il club a riflettere e tutto è cambiato. Sarebbe stato impossibile pareggiare il bilancio senza rimuovere gli stipendi più pesanti. È stata una decisione dolorosa che ho condiviso assolutamente. Da quando è andato al Psg, Ibra non mi parla più e non posso avercela con lui» la confessione pubblica del vice-Berlusconi sul clamoroso cambio di piano industriale avvenuto a metà luglio negli uffici Finivest. Per sconfiggere lo scetticismo e cominciare almeno la Champions col passo giusto bisognerebbe subito esorcizzare il tabù di San Siro (da 10 anni non succedeva che le due squadre partissero col freno a mano tirato). È tutt'altro che facile. Le notizie provenienti da Milanello non sono confortanti. Dei famosi ritorni alle viste, c'è solo quello di Mexes, recuperato a uno straccio di condizione, per tentare di irrobustire la trincea difensiva al cospetto dei due contropiedisti belgi.

Montolivo è ancora fuori e solo Bojan in attacco può costituire una alternativa, non si sa fino a che punto convincente, al meno acerbo El Shaarawy. In un Milan che ha un disperato bisogno di qualità, a centrocampo e non solo, c'è solo Boateng a disposizione. Cinque anni fa c'era Kakà...

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