Si gioca troppo o si gioca troppo poco? Mentre da una parte gli analisti ci fanno sapere che mediamente nel campionato italiano si giocano 55 minuti di tempo effettivo a partita, a fronte di 96' di durata, dall'altra i politici lanciano il ciclico allarme sui calendari affollati. Solitamente sono i tecnici a scagliarsi contro i troppi impegni, come se non fossero frutto delle voracità economiche dei loro club, ma l'ultima pietra l'ha scagliata la Lega calcio che certo non è esente da gigantismo, ma se la prende a sua volta con chi gli sta sopra, ovvero l'Uefa e la Fifa. In effetti il prossimo Mondiale per club a 32 squadre (che si giocherà nel giugno-luglio '25 e farà slittare l'inizio del campionato '25-26) e la bulimica nuova Champions league a 36 squadre (che prevede 4 turni in più e si giocherà anche in gennaio sui campi gelati di mezza Europa) preoccupano chi fa già fatica a trovare una data libera per piazzare un recupero, pur potendo finalmente infrangere il tabù della contemporaneità tra partite di Champions e di campionato. La Lega si fa vanto di non aver mai modificato il format della serie A negli ultimi vent'anni, ma anche questo è uno dei motivi dell'eccesso di partite, visto che proprio da vent'anni si contesta questo campionato lunghissimo e spesso risolto con ampio anticipo. Ma la serie A fa muro davanti all'ipotesi di riduzione a 18 e per contro gonfia la semi-inutile supercoppa italiana con una final four allargata a quattro squadre, per intascare i petrodollari sauditi. Insomma, si gioca troppo, ma la colpa è sempre degli altri, visto che nessuno vuole rinunciare a intascare i diritti Tv.
E nessuno certamente rimpiange i tempi in cui le coppe erano a eliminazione diretta, i campionati a 16 squadre, le rose non erano di 30 giocatori e le sostituzioni non erano cinque. Ma forse si giocava più di 55' effettivi a partita.
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