Orsato e i suoi "fratelli". La rivoluzione arbitrale è un film dell'orrore

Cambiati presidenti e designatore, restano le topiche e le incongruenze sull'uso del Var

Orsato e i suoi "fratelli". La rivoluzione arbitrale è un film dell'orrore

Cambia il presidente, cambia il designatore, ma la deriva della nostra classe arbitrale continua. Dall'Olimpico di Roma alla Dacia Arena di Udine fino alla notte dello Stadium di Torino ricca di veleni e polemiche. Tanti i giovani arbitri schierati da Rocchi, ma le situazioni più discusse sono arrivate nelle gare dirette da Abisso (non proprio un esordiente, il fischietto palermitano è finito nel mirino del tecnico del Bologna Mihajlovic per il gol dell'Udinese con presunta carica sul portiere) e dagli esperti Irrati e Orsato, ai quali erano affidati i match clou della giornata. Il fischietto toscano ha faticato a gestire nella maniera migliore la gazzarra scoppiata dopo il gol del laziale Felipe Anderson con un giocatore dell'Inter a terra - e oggi sapremo se ci saranno ulteriori strascichi con le decisioni del giudice sportivo -. «La regola è assolutamente chiara: la decisione spetta solo ed esclusivamente all'arbitro che può fermare il gioco se il giocatore a terra a subito un colpo alla testa o è in una situazione di pericolo e non era questo il caso di Dimarco: quindi l'arbitro ha fatto bene a far proseguire l'azione che ha portato al gol», così l'ex presidente dell'Aia Nicchi.

Che invece non ha commentato le decisioni dell'arbitro di Schio. Dal fischio frettoloso prima che la Roma completi (positivamente) l'azione per un fuorigioco segnalato dall'assistente Bindoni ma che non c'è, all'assegnazione del successivo penalty fino alla spiegazione data al capitano della Roma Cristante («sui rigori non dà vantaggio») che cozza con il regolamento. E se Mourinho ha mantenuto un aplomb inatteso, mentre i Friedkin restano in silenzio pur non avendo gradito le decisioni arbitrali, il mondo social di fede giallorossa si è scatenato: «Fischietto da denuncia» e «Gara da ripetere» le frasi più ricorrenti. L'ex arbitro di A Bergonzi lo difende: «Il rigore è il massimo vantaggio», mentre De Santis, altro ex fischietto, lo ha ritenuto «bravo sul rigore, ma sfortunato sul successivo rimpallo».

Orsato non sarà fermato dal designatore Rocchi. Il rigore concesso ai giallorossi per il contatto Szczesny-Mkhitaryan dopo la mancata applicazione della norma del vantaggio è stato ritenuto dai vertici arbitrali guidati da Trentalange sicuramente penalizzante nei confronti della squadra di Mourinho, ma valutato come un «errore-non errore». In pratica il decisionismo di Orsato - apprezzato dall'Aia - è diventato precipitazione con l'immediato gol di Abraham. Dunque, i giallorossi escono penalizzati dall'episodio, ma la prova di Orsato non è da bocciare: sarebbe stata opportuna un po' di pazienza e una migliore lettura della situazione, ma la prestazione dell'arbitro veneto non viene ritenuta nel complesso negativa.

E sul tocco di mano con cui Mkhitaryan serve ad Abraham la palla-gol, nessuna discussione perché se Orsato avesse concesso il vantaggio, il Var rivedendo l'azione avrebbe segnalato l'infrazione precedente (il fallo da rigore del portiere), cancellando l'evento successivo. E con l'armeno in caduta dopo il fallo subìto, difficilmente il suo mani' sarebbe stato punito. Di sicuro le polemiche continueranno, fino al prossimo caso.

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