Il "parigino" Verratti e la nuova vita azzurra: "Quest'Italia mi piace"

Molti lo vogliono leader: «Ma la Nazionale non è un club. E con Jorginho mi trovo bene»

Il "parigino" Verratti e la nuova vita azzurra: "Quest'Italia mi piace"

Sarà per l'entusiasmo di Milano, sarà per la bella Italia vista con la Polonia, di sicuro intorno alla Nazionale c'è aria più fresca. Tutto questo ad un anno dalla disfatta con la Svezia. Mancini ha detto che in fin dei conti «malati non siamo mai stati», mentre il parigino Marco Verratti ieri ha spiegato che ora «siamo guariti rispetto alla Svezia, una sera durissima, una delle più brutte della mia vita. La gente torni a innamorarsi di noi». Un invito ad investire tonnellate di sentimento verso una Nazionale che merita fiducia. «Mi piace la filosofia di Mancini. Spero in una grande gara col Portogallo, siamo in crescita». Anche perché la vittoria nel girone di Nations League è ancora possibile.

Purtroppo il ct ha perso Bernardeschi. «Questo infortunio non è una bella cosa perché Federico è un grande giocatore, cresce gara dopo gara ed è diventato fondamentale sia per la Nazionale che per la Juve - ha sottolineato il centrocampista abruzzese del Psg -. Ma l'Italia è un ottimo gruppo e chi scenderà in campo saprà non far rimpiangere gli assenti. Mi piace giocare con Jorginho perchè teniamo molto il pallone e non subiamo». Quello che gli viene chiesto è di prendere in mano il centrocampo: «Siamo alle solite, se faccio una partita buona, sono il leader. Se ne faccio una meno buona, non sono all'altezza. La Nazionale non è come un club, qui i leader sono tanti». C'è chi sostiene, però, che la mediana azzurra sia un po' leggerina. «Credo che sia invece la strada giusta per il futuro e che si debba proseguire così, senza pensare troppo alle caratteristiche degli avversari. Concentriamoci su noi stessi. Dobbiamo creare un'identità chiara e credere fino in fondo in una filosofia di gioco ben precisa. Ora pensiamo a ripeterci con il Portogallo, facciamo di tutto per arrivare primi, anche se il destino finale dipende sempre dai portoghesi. Spero comunque in una grande gara a Milano, perché il nostro primo obiettivo è far innamorare di nuovo la gente».

Con Verratti è inevitabile parlare di Buffon: «Vi posso garantire che lui è felice di avere scelto Parigi, si allena con l'entusiasmo di un bambino, ha contagiato tutti con la voglia e la passione che mette ogni giorno sul campo. Gigi ha dato ogni cosa per la Nazionale, non deve dimostrare nulla. Coverciano è casa sua, e se ci sarà bisogno...». Intanto il parigino è pronto anche ad abbracciare quello che in tanti definiscono l'erede di Pirlo. «Tonali arriva dalla B come accadde a me. Non ha bisogno di consigli, se è qui non è un regalo. Ha qualità importanti e le sta dimostrando. È un ragazzo intelligente, gli staremo vicini».

Altro capitolo, la Champions: «Contro il Liverpool sarà una finale per il Psg. Girone emozionante, chi passerà il turno fra noi, gli inglesi e il Napoli farà un pieno di entusiasmo fondamentale in prospettiva finale. A Parigi sto bene anche se nei giorni scorsi ho fatto una "cazzata" (l'episodio dell'etilometro sulla tangenziale di Parigi con ritiro della patente, ndr). Ho chiesto subito scusa, rappresento un club di prestigio e devo comportarmi sempre di conseguenza». Non è stanco di essere bersaglio frequente della stampa e di giocare in Francia. «In sette anni mai un problema con nessun allenatore, ma da quando è andato via Ibra, sono stato messo di più nel mirino. Significa che sono un giocatore importante...».

Chiusura con la proposta di Ancelotti di interrompere le partite in caso di continui insulti: Sono d'accordo con lui.

All'estero non succedono certe cose. In Francia forse solo quando giochiamo a Marsiglia... In generale è ora di cambiare in Italia, si continua a far crescere i bimbi, i nostri figli, con l'idea che se vinci sei buono, ma se perdi....

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