Una poltrona per tre. L'atletica fa sul serio per azzannare il futuro

Al contrario delle altre federazioni, tre big in corsa per la Fidal: Fabbricini, Mei e Parrinello

Una poltrona per tre. L'atletica fa sul serio per azzannare il futuro

Roma Tre candidati di alto livello in lizza per guidare l'atletica italiana, al contrario di altre federazioni, persino del Coni. La Fidal elegge domani il nuovo presidente che succederà ad Alfio Giomi, a cui si deve la rivoluzione sui giovani e che avrebbe potuto ricandidarsi, ma ha preferito limitarsi a due mandati. Grande l'incertezza sull'esito: il favorito è il generale della Guardia di Finanza Vincenzo Parrinello, catanese di 62 anni, comandante del Gruppo polisportivo delle Fiamme Gialle e attuale vicepresidente vicario. Gli outsider di lusso che puntano al ballottaggio (quasi certo) sono Roberto Fabbricini e Stefano Mei. Il primo, romano di 75 anni, è stato due volte Segretario Generale della Fidal e poi del Coni dove ha ricoperto anche il ruolo di responsabile della preparazione olimpica; il secondo, spezzino di 57 anni, è stato un grande atleta - vinse il titolo europeo dei 10.000 a Stoccarda 1986 -, poi consigliere federale e quattro anni fa sfidante di Giomi. Ecco i loro interventi su alcuni temi, in rigoroso ordine alfabetico:

I PUNTI FORTI DEL PROGRAMMA

Fabbricini: «Maggiore vitalità dei settori collaterali alla pista, potenziamento delle strutture territoriali, più supporti economici per i giovani da far crescere».

Mei: «Meritocrazia che conosco da atleta e da dirigente di una società, situazioni premianti per l'attività svolta sul territorio, sostegno su società e su atleti per farli crescere».

Parrinello: «Tre le parole chiave: trasparenza, collegialità e meritocrazia. E riuscire a far mantenere le promesse ai nostri giovani atleti, aiutandoli a fare il salto di qualità».

L'EREDITÀ CHE RACCOGLIE

Fabbricini: «In negativo la poca collegialità che c'è stata, in positivo il fatto che Giomi, che ha una passione eccessiva per l'atletica, abbia avuto un dialogo fruttuoso con enti locali e governo, tanto da trovare i fondi per gli Europei 2024 verso i quali ero critico. Storicamente la nostra attività giovanile è sempre stata ai vertici europei, dobbiamo alzare l'asticella».

Mei: «Il trend negativo iniziato dall'era Nebiolo fino al 2004 figlio della progettualità: venivano scelti i migliori tecnici ma i risultati hanno iniziato a diminuire per le scelte fatte dopo. Devo riconoscere a Giomi una grande passione, ma voleva essere l'uomo solo al comando, le nostre perle di atleti sono nate non da programma ma da casualità, non c'è stato mai rapporto tra il centro e il territorio».

Parrinello: «Penso che la federazione abbia fatto bene sotto l'aspetto tecnico, lo dicono i risultati mai ottenuti finora negli europei juniores. La nuova dovrà cercare di fare ancora meglio e con umiltà di correggere gli errori. Andranno rivisti l'organizzazione dei campionati ascoltando il territorio e le modalità di svolgimento delle gare».

VICENDA SCHWAZER

Fabbricini: «La parola doping impone di non guardare in faccia nessuno. Ma chi ha pagato il debito con la giustizia, va riabilitato. Lui a Tokyo? Servono potenzialità e una convergenza di tutti i pareri, anche di tipo morale. L'atletica, sbagliando, ha sempre fatto un po' dei carrozzoni per le Olimpiadi...».

Mei: «Mi atterrò alla decisioni delle istituzioni. Dopo la squalifica della giustizia sportiva, in quella ordinaria il Pm ha chiesto l'archiviazione, attendo quello che dirà il Gip che si è preso del tempo per decidere sulle modalità delle analisi delle provette».

Parrinello: «Sulle questioni in cui interviene la magistratura serve una piena e consapevole conoscenza di tutti i fatti, prima

di dare giudizi. Quando la magistratura ha chiesto se ci fossero degli atleti disponibili per fare la comparazione del dna ed esaminare gli aspetti che servivano, la Fidal e le Fiamme Gialle si sono messe a disposizione».

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