D'accordo il Brexit. Ma se oltre all'Europa, ai britannici gli tolgono anche la bicicletta allora è la fine. Allora sono le comiche. Capita al Tour mica alla settimana del velocipede di Codogno. Capita al Ventoux addirittura. E nel giorno della celebrazione: presa la Bastiglia ecco che la maglia gialla ha perso l'attrezzo. Colpa del traffico, il ciclismo è leggenda, è epica, è sofferenza, soprattutto è gratuito, dunque tutti in strada, anzi addosso al gruppo o al fuggitivo. Ieri erano in tre, la maglia gialla, il numero 1 della corsa, Chris Froome, con lui Bauke Mollema e Richie Porte, a un soffio dall'arrivo: totale, tutti giù per terra per colpa del motociclista che li precedeva, con telecamera a bordo per non perdere un solo fotogramma ma stoppato di colpo dai tifosi, mille e più, frenata, inchiodata, caduta. Chris Froome ha dato il giro, non il Tour ma nel senso che è saltato con le ruote per aria, la bicicletta si storta come fosse di fil di ferro, i due colleghi di sventura hanno ripreso l'andatura zigzagando, il britannico ci ha provato, inutilmente, l'attrezzo sbilenco non garantiva equilibrio o pedalata regolare, un'altra bicicletta di fortuna non era della misura giusta, dunque che fare: palla lunga e correre.
L'improvvisato pedone corridore, nativo di Nairobi, non avrebbe mai immaginato che nel Vecchio Continente sarebbero accadute le cose che gli stanno capitando, nella douce France: prima il cazzotto mollato al tifoso colombiano che sui Pirenei gli si era affiancato anche troppo, poi il tamponamento con gag successiva. La letteratura sportiva aggiunge una nuova pagina imprevista: un uomo solo al comando, la sua maglia è gialla, corre, a piedi, si volta cercando aiuto, la salita lo impegna, la gente prova a capire se trattasi di scherzo organizzato per tenere su l'audience o se è un nuovo traguardo a premi, vince chi lo supera ma non in bici. Ma no, è tutta roba vera, in diretta televisiva, cronache buffe che appartengono al ciclismo da sempre, folla ondeggiante, cadute, spinte, pugni, epica e comica. Appartengono alla Francia, all'erta con i terroristi ma distratta tra gli invasori pacifici dell'europeo di football e la folla che avvolge il Tour. D'accordo: liberté, egalité, fraternité. Ma non esageriamo, s'il vous plait.
Devono abbassare la cresta, sconfitti agli europei di football, con impreviste e buffe invasioni pacifiche di campo che hanno spiazzato i mastini della security,
eccoli in panne nel loro privilegiato giardino ciclistico. Non c'è più il Tour di una volta. Ma a Froome, comunque, è andata bene. Quel monte, per gli inglesi, ha un destino diverso, feroce, mortale. A piedi si è più sicuri.
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