nostro inviato a Rio de Janeiro
Roy Hodgson è un uomo spiccio ed ha già risolto il problema: «Impacchettiamo Pirlo, stiamo più compatti e l'Italia andrà in crisi». Cesare Prandelli, invece, continua a torturarsi nell'ultimo dubbio. Pirlo al centro del suo mondo, ma poi? L'Italia dei tre registi-palleggiatori vuol dire qualità. E forse speranza. L'Italia della classe operaia è fuori moda. Il nostro calcio, a basso tasso di talento, stavolta vuol giocare in contropiede, che non è solo quello che ti fa correre sul campo ma anche quello che fa correre l'idea. Se gli altri sono più forti fisicamente, se Brasile, Argentina, Spagna hanno qualità al potere, se l'Uruguay ti può sfondare con i cannonieri, come rispondere? Tiki taka all'italiana, meno noioso, ma basato su tre pestatori di piastrella e due delfini guizzanti. Poi c'è Balotelli, e un giorno ci sarà Immobile. Bisogna che il destino non ci metta lo zampino, sennò il povero Prandelli annegherà tutto il suo ottimismo, vero o finto che sia.
Ieri allenamento sotto un diluvio tropicale: tutti pulcini bagnati, Balotelli accolto dagli applausi per l'ultima idea di vita, Verratti chiuso in palestra per smaltire la febbriciattola che potrebbe costringerlo a starsene in tribuna. Fatta la difesa (Darmian, Barzagli, Chiellini, De Sciglio), ct convinto nell'idea di partire con Balo, resta da modellare il centrocampo. Con Verratti, spazio al trio. In alternativa, le prove di ieri dicono che De Rossi starà davanti alla difesa, Thiago Motta è il suo alter ego, Marchisio titolare certo, Candreva quasi, Parolo e Insigne dovrebbero giocarsi i posti che restano. Thiago Motta sarebbe la soluzione classica al posto del parigino che anche Ancelotti vuol portarsi a Madrid, l'idea Insigne (con Marchisio a fianco di Pirlo) il colpo di fantasia.
Vista dalla costa inglese, gli struggimenti del nostro tecnico sono fatica inutile: le armate di Sua maestà hanno già preparato il bazooka mediatico per distruggere Balotelli, Hodgson ha preparato quello calcistico per limitare Pirlo. Elementare Watson, direbbe mister Roy. «Quello è un regista fantastico, noi dobbiamo giocare con più energia rispetto all'ultima sfida degli europei. Questa sarà la prima partita, metteremo in campo carattere, combattività e determinazione. Attacchiamo la loro difesa, così Pirlo vien tagliato fuori». Fatta la tattica, la risposta all'Italia. La partita con gli inglesi potrebbe essere determinante, il trio qualità indica una via, se non proprio una filosofia. Comunque l'unica soluzione per non sprecare seta calcistica. Non sono più i tempi in cui Hodgson, allenatore dell'Inter, storpiava il nome. Diceva Pirla, ma quell'altro non si offendeva. «A differenza di altri, aveva capito bene che tipo fossi», ha raccontato nel suo libro.
E oggi il ct inglese non vuol farsi artigliare da quel nomignolo ripescato da Mourinho, nel caso l'Inghilterra fallisse la missione. Hodgson parla per noi e per il nostro ct, ovvero: se metti Pirlo in condizione di giocare più libero, con meno assilli, hai risolto metà dei problemi d'attacco. Il resto tocca a una squadra che ha scoperto il peso dell'umidità sia l'anno passato alla Confederation, sia contro la Fluminense. Il time out diventerà un'arma indispensabile come il pit stop azzeccato in Formula uno per salvaguardare i centrocampisti. Poi ci vorranno gol, tecnica e fantasia.
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