La festa d'Italia nel torneo più sgarrupato dell'anno. Poteva succedere forse solo a Napoli, capace di mischiare meraviglie e surrealità anche in questo suo primo Atp 250, alla fine vinto da Musetti su Berrettini, in una finale finita 7-6, 6-2 grazie al fantastico talento di Lorenzo e anche per colpa delle vesciche sotto i piedi di Matteo. Una grande giornata davvero, perché le parole alla fine del match spiegano a che punto sia il nostro tennis, pieno ormai di campioni e di gentiluomini veri che ora puntano alla coppa Davis con la sensazione che tutto sia possibile. Berrettini infatti non si è lagnato dei suoi guai ha ricordato come Lorenzo, a 20 anni, «vince tornei mentre io alla sua età giocavo ancora i challenger», Musetti ha risposto che «Matteo è fonte di ispirazione per me: siamo amici, ci siamo allenati tutta la settimana ed è stato emotivamente duro averlo davanti. Ma è bello poter godere insieme di vittorie e sconfitte. E dedico il trofeo al mio coach Simone Tartarini: proprio l'altra sera ricordavamo quando io ero un bambino e lui il mio maestro. Ne abbiamo fatta di strada...». Una festa celebrata dal presidente Angelo Binaghi come il «primo successo della neonata Federazione Italiana Tennis e Padel», perché nella vita bisogna avere anche una buona stella.
Quella che non sembrano aver avuto però gli organizzatori, colpiti ieri anche dal blackout iniziale del segnale Tv internazionale che ha tolto al mondo i primi quattro game della finale, per fortuna recuperati da Supertennis a bordo campo con una telecamera di fortuna. L'ultimo episodio di una settimana da brivido, cominciata con i campi preparati al Tc Napoli 1905 con un sintetico che si è sfaldato ai primi scambi (le qualificazioni si sono giocate così a Pozzuoli), con l'albergo ufficiale rimasto senz'acqua (dunque niente doccia per tutti) e poi proseguito con le sessioni serali nella splendida Arena costruita sul lungomare annullate per la troppa umidità che si condensava sul terreno... Sfortuna? Certo, anche quella. Ma colpisce un po' la risposta alle critiche del direttore del torneo («chi fa polemiche è un imbecille.
Sfido chiunque a fare quello che abbiamo fatto noi per rimediare all'ultimo, il problema dei campi è dell'azienda che li ha preparati») e del Tc Napoli guidato da quel Renato Villari che da senatore del Pd fece impazzire la politica nel 2008 per tre mesi perché, dopo essere passato al Gruppo Misto (in carriera ha cambiato 14 casacche), non voleva mollare la poltrona di presidente della commissione vigilanza Rai. Lo soprannominarono «VinaVillari»: ecco - è una battuta s'intende -, magari un po' di colla l'anno prossimo potrebbe risolvere.
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