nostro inviato a Pian dei Resinelli (Lecco)
Questa, così, è una vera tappa. Il Giro col braccino finalmente non si fa più pregare e spadella spettacolo. Come volevasi dimostrare: salta per aria il simpatico teorema sul ciclismo moderno, cioè senza doping, cioè più livellato, cioè inevitabilmente più noioso, che in tutti questi giorni ci hanno rifilato per giustificare lo strazio di una corsa senza facce e senz’anima. Ma tu guarda che caso: basta un tracciato carogna, con tante salite e tante discese, e basta un paio di ciclisti veri, con tanto coraggio e tanta fantasia (non Schleck, che gira l’angolo e si ritira), perché anche il ciclismo moderno diventi improvvisamente magnetico.
Il paio di ciclisti veri, per una volta, ha targa italiana. Pronunciamolisubito con riconoscenza e con orgoglio, questi nomi: Matteo Rabottini, 24 anni, pescarese, volto nuovo all’esordio, e Damiano Cunego, 30 anni, veronese, volto ben noto al pubblico. Il primo corre una gara enorme: in fuga dal chilometro 18, ci resta fino alla fine, rialzandosi persino da una brutta caduta. Retroscena pittoresco: pedala sulla bici che il giorno prima, durante un cambio, il meccanico aveva dimenticato a bordo strada, e che poi soltanto in nottata due ragazzi gli avevano riportato in albergo. Rabottini firma un interminabile assolo. Ma a trecento metri dal traguardo, quando già annusa l’aroma del trionfo, gli arriva alle calcagna il solito Rodriguez, lo spagnolo dei grandi finali, ancora una volta a caccia di maglia rosa. In quel preciso momento, la bella favola di Rabottini e del suo diesse Scinto, tecnico di cuore e cabarettista di talento, sembra evaporare come tutte le vanità umane. Rodriguez è spaziale, Rabottini è allo stremo.
Ma è proprio in quei fatali metri di ingiustizia assoluta che il nostro ragazzino riesce a trovare le energie dell’uomo vero:lo spagnolo passa fortissimo, lui gli prende la ruota. Altro che patetica resa, altro che pietosa fine alla Dorando Petri: Rabottini ribalta tutto il prevedibile e lo scontato, inventandosi il meraviglioso colpo a sorpresa. La folla esplode in un boato, come un’onda d’urto che lo spinge allo sprint più feroce di una vita intera. Una volta tanto, una volta almeno, non stiamo qui a parlare di legge crudele dello sport: la vittoria va a chi se la merita davvero, al nostro ragazzo, mentre Rodriguez può ben consolarsi con una seconda dose di maglia rosa, dopo averla già gustata ad Assisi.«È un’emozione stupenda- riesce a dire Rabottini - : questa è la giornata più bella della mia vita. Fra due settimane ne arriverà un’altra,quando nascerà il mio bambino». Non può dire la stessa esultanza il secondo ciclista vero della grande domenica italiana, Damiano Cunego. Lunga fuga il giorno prima in Val d’Aosta, per sfiancare gli avversari del capitano Scarponi, e nuova fuga, ancora più sfrontata e tagliente, partendo in discesa dal Valcava.
A un certo punto è anche maglia rosa, ma poi i conti non tornano: Basso, Rodriguez, Kreuziger e relative squadre, chilometro dopo chilometro, gli mangiano il vantaggio e alla fine lo passano. Rimane però la dimostrazione che Cunego al Giro, voluto e imposto dal capo Saronni, diventa un asso prezioso in mano a Scarponi, capitano unico della Lampre. Cunego può continuare a correre così fino alla fine: attaccando. Agli avversari la scelta: o si prendono la briga di sfiancarsi nell’inseguimento, oppure lo lasciano andare e il Giro se lo vince lui. Chiamasi seconda punta, e beata la squadra che ce l’ha.Due anni fa Basso vinse con la seconda punta Nibali, e chissà se è solo una coincidenza.
Intanto godiamoci il momento. Finalmente il Giro 2012 può dirsi iniziato. Oggi richiude subito per riposo, ma poi si va alla resa dei conti sulle vette spietate. Nel Rotary del gruppo serpeggia ottimismo generale. Basso: «Io continuo a far lavorare la squadra: sono convinto che fra una settimana avremo ragione ».
Scarponi: «Ringrazio Cunego. Sono molto soddisfatto, correndo così faremo grandi cose ». Rodriguez: «Mi spiace aver perso la tappa, ma adesso il Giro si mette molto bene per me». Tutti sembrano avere buone ragioni. Qualcuno si sbaglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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