Quando il Grande Torino di Valentino Mazzola dominava il calcio italiano, vincendo 5 scudetti di fila tra il '43 e la sciagura di Superga, l'Unione Sportiva Sassuolo Calcio si barcamenava tra i dilettanti della Prima Divisione Emiliana. Nel 1976, quando il Toro di Gigi Radice regalava ai tifosi granata l'ultimo straordinario scudetto, il Sassuolo era appena salito dalla Promozione alla Serie C2. Nel settembre del 2005, quando Urbano Cairo prende in mano le redini della appena fallita società torinese e la riporta subito in serie A, il Sassuolo sta per fare il salto dalla serie C2 alla C1. Insomma, sempre periferia del calcio nazionale.
Eppure da allora ad oggi, le posizioni dei due club si sono completamente ribaltate, fino all'incredibile testacoda di venerdì prossimo quando al Mapei stadium saranno gli emiliani a guardare il povero Toro dall'alto in basso, dal secondo posto all'ultimo, dalla differenza abissale di 10 punti in quattro giornate. Insomma, una storia completamente ribaltata, laddove la nobiltà leggendaria di una squadra ormai da tempo crepuscolare sembra presa a schiaffi dall'irriverente freschezza di idee e di risultati del più incredibile fenomeno del calcio italiano degli ultimi anni creato da Giorgio Squinzi, una fotocopia più attuale dell'impresa del Chievo, con la differenza che i veronesi almeno giocavano a casa loro, mentre i modenesi non possono giocare nel loro comune e nemmeno nella loro provincia ma al Mapei di Reggio Emilia.
Eppure questa squadra che potrebbe sembrare un parvenu del calcio italiano, nel nuovo secolo ha bruciato le tappe dopo tanto anonimato: 5 sole stagioni in B e poi il grande salto che poteva preludere a un effetto meteora e che invece vede i neroverdi stabilmente in A da 8 stagioni con un 6° posto nel 2016 e la conseguente esperienza in Europa league come fiore all'occhiello. E il Toro nel frattempo? Una nuova retrocessione in B nel 2009 con si spera definitivo ritorno in A solo tre anni dopo, per arrivare al massimo a due settimi posti. E adesso, nonostante Belotti abbia superato Valentino Mazzola nelle statistiche dei gol segnati, ma non certamente nell'iconografia granata, si profila l'ennesimo anno di sofferenza, addirittura di lotta per la salvezza.
Purtroppo non basta lucidare continuamente le targhe di Gigi Meroni e degli eroi di Superga, di Giorgio Ferrini e dei gemelli del gol: il presente ha la faccia triste e sconsolata di Marco Giampaolo, un tecnico a cui negli ultimi tempi non ne va bene una.
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