Alla faccia degli inesauribili estimatori, talvolta strombazzanti, del calcio spettacolo, c'è chi dimostra che un campionato si può vincere con invalicabili corazzieri dell'anticalcio: ovvero con i portieri. Cos'è un portiere se non l'oppositore estremo dell'idea di calcio? Vive per non far segnare, gioca per impedire lo spettacolo del gol che è l'anima del pallone. Ovviamente l'uomo saracinesca non può farcela da solo, ma il protagonismo diventa assoluto quando una squadra, diciamo il Milan primo in classifica, è già da record per il numero di match in cui non ha subito gol (16). Mentre l'Inter è ferma a 14, pur avendo subito una rete in meno e segnato di più. E sta due punti indietro. Anzi peggio: ha 10 punti in meno rispetto alla scorsa stagione. E qui contano gol fatti e subiti con l'ottica delle sconfitte in più e dei successi in meno.
Eppure, come tutti sappiamo, è più facile vincere uno scudetto con un buon centravanti piuttosto che con un bravo portiere. L'Inter ha provato a dimostrarlo: la sua coppia di goleador (Lautaro e Dzeko) sta nella parte alta dei cannonieri (30 reti in due), il Milan ha i bomber nella parte bassa (19 reti di coppia). E il campionato non ha ancora deciso a chi dar ragione. Certo che i portieri ci hanno messo mano. Vedere l'incrocio dei destini: il Milan è rimasto in testa grazie ad una papera di Radu, sventurato nerazzurro, e all'involontario assist di Terracciano per Leao nella partita con la Fiorentina. Aggiungete la paratona di Maignan su Cabral ed ecco che sventola anche il black power rossonero, composto da Maignan, Tomori e Kalulu. Di contro il white surf nerazzurro (ovvero gli alti e bassi difensivi di Handanovic, De Vrij, Bastoni) sta a dimostrare la caducità delle sorti interiste. Poi se qualcuno sostiene che Handanovic sia portiere ad alta garanzia, storcete il naso: non è stato sempre così. Maignan nel primo anno rossonero, pur con problemi fisici, ha garantito la parata giusta nel momento giusto, che è quanto richiesto ad un grande portiere. Poi certo le papere fanno storia: toccò all'interista Giuliano Sarti a Mantova, al rossonero Ricky Albertosi in una fatale coppa campioni, al monumento Dino Zoff in Europa.
E chissà mai che anche questo campionato non lasci il ricordo tra gol e papere. Intanto si immerge nel dubbio: essere o non essere in bilico fra gol e antigol? La storia ci aiuta a leggere meglio l'attuale Milan: difensivo nei numeri, meno nell'apparenza. Da 10 anni la squadra, alla 35° giornata, non registrava così poche reti al passivo (30). Il ricordo riporta al tempo di Allegri (2011-2012), per la gioia dei lamentosi juventini, quando in porta c'era Abbiati, Thiago Silva con Nesta coppia difensiva.
Alla 35° registrava solo 28 gol, negli anni successivi ne incassò molti di più. Niente male, seppur quel Milan finì secondo. Allora come oggi, il tecnico non era cambiato. A differenza di quanto accaduto in questa stagione a Inter, Juve e Napoli. I particolari fanno la differenza.
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