Se Bruxelles vuole smentire le barzellette

Se Bruxelles vuole smentire le barzellette

Ci sono cose che pochi avrebbero immaginato. Non tanto Francia-Belgio nel mondiale, in semifinale addirittura. Ma che a trovarsi di fronte potessero ritrovarsi Deschamps Didier, detto Dédé e Henry Thierry, detto Titi. Sono gli scherzi del foot, è il bello della partita di questa sera tra due uomini che hanno segnato la storia di Francia e dei club nei quali entrambi hanno giocato. Può darsi che da domani i belgi non facciano più divertire e scompisciarsi di ghignate i francesi che li usano nelle barzellette. Può darsi che stavolta les flamands vogliano imporre la loro superiorità in campo, cosa che fanno già nei bistrot con le loro 800 marche di birra. D'accordo i vini e i formaggi di Francia che suggerirono a Charles De Gaulle uno splendido aforisma: «E' davvero difficile gestire un Paese che ha trecentocinquanta tipi di formaggio». E' la sfida tra vicini di atlante e distanti per altre caratteristiche, anche se la storia belga è studiata male (Il Manifesto del Partito comunista venne scritto a Bruxelles da Marx & Engels). Vengono fuori dagli archivi elementi che servono a condire una semifinale già piena di cose. Perché si attende di nuovo Mbappé dopo lea minisceneggiata contro l'Uruguay, perché Hazard vuole dimostrare di essere lui da Ballon d'or e nessun altro, così come Lukaku vorrebbe ribadire il concetto che un centravanti deve essere, finalmente, come lui, grande, grosso, veloce, forte di testa e di piede, come ai tempi che furono, mentre dalla parte opposta Antoine Griezmann è l'esatto contrario, qualità e rapidità su un fisico normale.

C'è la polpa, dunque, non semplicemente un frou frou di tecnica o di tattica. Francia e Belgio sanno giocare un gran calcio ma i novanta minuti di base, verso la finale, potrebbero condizionare le loro tendenze a un gioco aperto, avvolgente, palla a terra, ritmo alto nelle triangolazioni. Il Belgio che ha eliminato il Brasile mette di buonumore, la Francia che ha tolto dal mondiale l'Uruguay non offre le stesse garanzie ma conta il risultato. La designazione dell'uruguagio Cunha rientra nelle patetiche scelte politico elettorali di cui si sa dalla fondazione dell'impero.

Lo stesso Cunha è entrato di diritto nella storia della coppa del mondo per essere stato il primo arbitro ad aver fatto ricorso al Var, per il rigore decisivo di Griezmann contro l'Australia. Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità. Della Fifa.

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