Settimana da capoGiro. Ultima chiamata per i big nello show dei gregari

I favoriti stanno a guardare i cacciatori di tappe che onorano davvero la corsa rosa

Settimana da capoGiro. Ultima chiamata per i big nello show dei gregari
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Portate pazienza ancora un po'. Non c'è fretta, soprattutto non ne hanno i corridori, quelli di classifica, quelli che sulla carta puntano a vincere il Giro d'Italia, quelli che sognano di portare la maglia rosa a Roma. Quelli che si attendono di vestirla all'ombra del Colosseo tra meno di una settimana e ricevere per questo il Trofeo Senza Fine direttamente dalle mani del nostro Presidente, Sergio Mattarella.

Portate pazienza, non c'è fretta, il Giro lo tengono in piedi i cacciatori di tappe, che se le danno di santa ragione, che onorano la corsa e deliziano i palati fini di chi ama questo sport. Mancano solo lorsignori, quelli che ambiscono ad altro, quelli che sono venuti qui per altro, ma forse un giorno si paleseranno.

In queste due settimane stiamo vivendo due Giri: uno per attaccanti, l'altro per difensori. Guai a muoversi, guai a mostrare le carte, guai provare a bluffare: tutti in gruppo appassionatamente. Nel primo si esalta l'americano Brandon McNulty, che ieri ha avuto il merito di superare allo sprint il folletto (nel senso anche di più folle e spregiudicato) irlandese Ben Healy e il nostro Marco Frigo, 23 anni, bassanese, che lotta fino alla fine come un autentico leone. Nel secondo regna la calma: piatta.

La tappa di Bergamo è delizia allo stato puro. Una delle più belle e spettacolari di questo Giro. Bella per l'agonismo messo in strada dai 17 ragazzi che la animano e hanno davvero corso come se non ci fosse un domani, ma anche per la grandissima partecipazione di pubblico, strabocchevole, e che invade le strade della Bergamasca.

Per il resto, bisogna solo portare pazienza, non avere fretta e fare affidamento su questa ultima settimana, che presenta tappe da capoGiro, ad incominciare da quella di domani, dopo il giorno di riposo di oggi, che si concluderà sul Monte Bondone. Certo, viene quasi da sorridere, pensando che dopo un assaggio di agonismo vero sulle strade della Bergamasca, oggi il Giro si riposi. Se ne riparlerà domani, con la tanto desiderata terza settimana, sperando che i corridori mettano in scena i loro piani e che l'organizzazione, invece, non sia costretta dal tempo a ripiegare sul piano B.

Il vero pericolo, il vero avversario di questo Giro d'Italia numero 106 è chiaramente uno e uno solo: il tempo. Inteso di meteo che di pazienza. Gli appassionati non ne possono più di attendere. Chiedono spettacolo, dopo essersi abbeverati negli ultimi mesi con un ciclismo bellissimo, fatto di istinto e creatività, coraggio e agonismo.

Chiaro, qui al Giro non ci sono i Pogacar e nemmeno i Van der Poel, non ci sono i Van Aert e nemmeno i Pidcock o i Vingegaard, ma avevamo Evenepoel, che ci ha illuso prima di salutarci causa Covid.

È un Giro in cerca d'autore, di protagonisti capaci di osare. Ci affidiamo alla terza settimana, al Monte Bondone e alla Val di Zoldo, alle Tre Cime e al Monte Lussari. È chiaro che qualcuno in rosa a Roma ci arriverà, speriamo che non si debba ricorrere alla monetina.

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