Una lotta sportiva. A colpire l'attenzione è spesso stato il desiderio delle donne di affermarsi in pratiche esclusivamente maschili e far valere le proprie qualità allo stesso livello, senza corsie preferenziali e chiusure pregiudizievoli. Una conquista che la storia della giocatrice Marika Lyszczyk, passata dal softball al baseball, ha rilanciato come tema d'attualità. La catcher canadese dalla prossima estate sarà parte dei Brockton Rox, compagine del Massachussets che partecipa alla Futures League. Uno step in avanti importante per lo sport femminile: la ragazza nordamericana vorrà essere all'altezza della situazione per meritarsi il posto a discapito di qualche suo compagno di squadra. Non è un modo per farsi pubblicità, considerando quanto fatto nel campionato NCAA da Marika, tra le fila di Sonoma State (Università della California), e la bravura riconosciuta da chi gioca con lei. Un modo per raggiungere i Boston Red Sox? Lo scopriremo. Tuttavia, Lyszczyk appartiene a quel gruppo di donne coraggiose che nel corso del tempo ha voluto abbattere le barriere per sfidare direttamente gli uomini nei propri campi.
Nel Motorsport vengono in mente le donne che in F1 hanno cercato di affermarsi: Maria Teresa De Filippis, prima a esordire nel Circus nel 1958 a bordo della Maserati 250F, e Maria Grazia «Lella» Lombardi che il 27 aprile del 1975 sul circuito del Montjuïc a Barcellona fu la prima a conquistare punti. Allargando gli orizzonti, l'esempio della statunitense Danica Patrick è quasi scontato, unica donna a vincere una gara della IndyCar Series, la Indy Japan 300 del 2008.
E parlando degli sport di squadra?
Patrizia Panico è stata la prima donna a sedere su una panchina di una Nazionale di calcio maschile (U16, nel ruolo di assistente tecnico) nel 2017.
In Germania c'è l'esempio un po' «piccante» di Imke Wübbenhorst, coach del BV Cloppenburg (club di quinta serie tedesca), che nel 2019, a chi le aveva chiesto se i suoi giocatori dovessero indossare i pantaloni prima che lei entrasse negli spogliatoi, rispose: «Certo che no, sono una professionista. Scelgo i giocatori per le dimensioni del loro pene».
L'arma dell'ironia in terra teutonica e quella della rivoluzione nei Paesi Bassi. Il riferimento è all'iniziativa della Federcalcio di lanciare il progetto delle squadre miste a livello dilettantistico, con uomini e donne nella stessa squadra.
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