Torino. Al Giro sale la temperatura: in tutti i sensi. Fa caldo, un caldo torrido sulle strade del Giro e i corridori si misurano la febbre. Si studiano e si scrutano di sottecchi, prima di attaccarsi, senza tanti complimenti, in una tappa scoppiettante, su e giù per le colline di Torino. Tappa calda, ma refrigerante al tempo stesso: per i nostri cuori, che finalmente si scaldano e si raffrescano a vedere là davanti i «fratelli d'Italia», i due nonni tricolori: Domenico Pozzovivo e Vincenzo Nibali. Entrambi nati a novembre: uno festeggerà i 40, l'altro i 38.
Sono loro i ragazzi terribili del ciclismo italiano a tenere in piedi la baracca rosa, soprattutto Vincenzo, lo Squalo dello Stretto, che con una bacheca carica di titoli è lì a menare come un fabbro con l'entusiasmo di un ragazzino che ha voglia di mostrarsi al mondo. «Il ritmo imposto dalla Bora è stato veramente molto alto, faceva caldo e non c'era molto tempo per alimentarsi ha spiegato alla fine il siciliano -. Questo ha reso la giornata davvero molto difficile. Sono soddisfatto, cercavo la vittoria di tappa ma sapevo che sarebbe stato difficile, anche perché non sono fuori classifica ed ero guardato a vista. Sono veramente molto felice dell'accoglienza del pubblico, dall'inizio del Giro mi dà grande forza e vorrei dedicare a loro una vittoria di tappa. Ma forse non basterebbe nemmeno un mese per ringraziare tutti», dice il fratello d'Italia, che ha annunciato a Messina il suo lungo addio che ha già il sapore di un nobilissimo congedo.
Ci sono i «fratelli d'Italia», ma c'è anche l'uomo che rappresenta un intero Paese, l'ecuadoriano Richard Carapaz, tornato sulle strade rosa da favorito per ripetere il successo di tre anni fa, dopo averci messo in mezzo un podio al Tour e l'oro olimpico a Tokyo. Il leader della Ineos è chiaramente in palla, oltre ad essere da ieri sera la nuova maglia rosa, anche se al momento, non incatena i cuori. Bene, ma non benissimo: in attesa di Cogne già oggi. Fra Superga e colle della Maddalena salta fuori il britannico Simon Yates, venuto in Italia per sfatare il tabù Giro e messo fuori da un guaio al ginocchio, si toglie lo sfizio di vincere la seconda tappa dopo la crono a Budapest.
Dalla canicola torinese, balza agli onori delle cronache anche Jai Hindley, l'australiano d'Abruzzo, che si è già pappato domenica scorsa la tappa del Blockhaus e ora tallona a 7 la maglia rosa. Guai a sottovalutarlo: forte lui, forte la sua Bora-Hansgrohe. Si cala nel difficile ruolo di sfidante di Carapaz e il difficile sarà tenerlo a bada.
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