Ci sono giorni in cui la storia si ferma e lascia il posto alla leggenda. Ieri in Svizzera è andata così per le azzurre, con la doppietta di due regine, Sofia Goggia e Federica Brignone. Insieme sul podio, in gara nella vita. Sofi e Fede: più che nomi, sembrano qualità necessarie ad un campione e brillano come due volti della stessa medaglia. Sicurezza, ambizione, fiducia e ovviamente talento da vendere. Solo 15/100, pochi centimetri, separano la vittoria numero 22 di Goggia dal podio numero 23 di Brignone. Eppure ci sono volute più di due ore per vederle così lassù insieme: la nebbia, poi la nevicata, quindi il manto che si segna e si ammorbidisce, pure un pallido sole al traguardo che confonde ancora di più.
Un inverno intero è sfilato, in una mattina, nei cieli di Crans Montana, borgo elvetico dal doppio nome che quindi esigeva almeno due signore. Goggia parte col 9: i Mondiali sono stati una delusione, qui è caduta ancora senza provare la pista. Attacca, scia con suspence, proprio dove si era incagliata nelle reti, ma in fondo, di fronte a quella luce verde, ritrova il grido di battaglia: Only the brave. Più che una discesa libera, liberatoria. Sembra finita, soprattutto dopo lo stop per Romane Miradoli che finisce nelle reti. Invece, col 21, ruggisce la tigre Brignone e col 26 arriverà anche la terza piazza per Laure Gauche (41/100) a riprova che una gara non è mai finita finché non è finita. Brignone ci teneva: non poteva mancare l'appuntamento con la pista che ama di più, regalando all'Italia dello sci alpino la doppietta numero 17. Con 4 vittorie e 3 podi, bottino costruito negli anni, sostanzialmente in combinata, la Mont Lachaux premia Fede anche in una discesa pura, quinta volta in carriera, che, però, vuole dire ancora una volta polivalenza, in una stagione che le ha regalato una sola vittoria, ma 4 podi e i due metalli iridati, in 4 materie diverse. Già, Goggia e Brignone: stesso podio significati diversi, quasi opposti.
Dopo 5 vittorie in stagione Goggia ha capito e promesso: «Sono stati giorni complicati, ma c'è qualcosa di più forte della paura che avevo qui, non avendo provato a fondo il tracciato: si chiama decisione. La coppa? Per conquistarla devo prima concentrarmi su me stessa e sul mio gesto», dice la bergamasca che poi citando Maurizio Costanzo aggiunge: «Come direbbe qualcuno scomparso recentemente, ho fatto una discesa con i baffi». E rivela: «Sapevo che su questa pista molto tecnica e con questo fondo diventato duro per il freddo, una che avrebbe potuto battermi sarebbe stata proprio Federica. Ma sono riuscita però a fare un po' meglio di lei l'ultimo tratto prima del traguardo». Nel mirino, per quest'anno, dopo e molte cadute e la mano rotta, insegue la solidità innanzitutto in discesa. Ora, a due prove da fine stagione, veleggia su Ilka Stuhec, ieri nona, con 179 punti di vantaggio.
Per Brignone, invece, è l'opposto: fare podio anche in discesa significa che si deve credere di poter puntare ad un posto al sole overall (ora è quarta), alle spalle di Mikaela Shiffri. «Quasi mi spiace non si sia disputato il superG, ma sono felice perché in discesa non andavo così bene da 3 o 4 stagioni. Ora farò anche velocità». Bene anche Laura Pirovano, settima, e Marta Bassino, ieri sedicesima.
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