Spalletti e Sarri, i giochisti fanno sul serio con lo scudetto

Il Napoli dopo Roma non può nascondersi. Anche senza Immobile per la Lazio il tricolore non è utopia

Spalletti e Sarri, i giochisti fanno sul serio con lo scudetto

E adesso che c'è anche Osimhen, chi ferma più questo Napoli? E ora che la Lazio si scopre grande anche senza Immobile, abbiamo un'altra candidata allo scudetto? Spalletti e Sarri si godono la rivincita dei giochisti. L'ultima giornata ci ha fatto inchinare davanti a questi due tecnici che, se non riescono ad essere campionissimi di simpatia, stanno però mettendo a frutto tutta l'esperienza della loro carriera con due squadre che finalmente hanno deciso di assecondare le loro idee.

Luciano Spalletti è uscito dall'Olimpico con in tasca tre punti pesantissimi, anche se il tecnico toscano si guarda bene dal sussurrare la parolina scudetto, assecondando tutta la scaramanzia che da sempre accompagna il Napoli e i suoi tifosi. Non parla nemmeno di sogni e svuota le tasche davanti alle telecamere per mostrare che non nasconde nulla. Semmai sotto il Vesuvio si gioca con la cabala, altra specialità del posto, e si collegano le undici vittorie consecutive di questa stagione, arrivate dopo il mezzo passo falso con il Lecce di fine agosto, agli undici successi di fila collezionati per l'ultima volta 35 anni fa, nel 1987, ai tempi del primo scudetto dell'era Maradona. Anche a Roma la vittoria napoletana è stata inequivocabile, chirurgica: solo Mourinho può dire il contrario Vittoria firmata dall'uomo che in questi due mesi era mancato: quell'Osimhen che Spalletti ha celebrato e bacchettato nello stesso tempo, dicendo che è fortissimo ma vuole vincere da solo. E invece lui e qui esce il giochista Spalletti vuole ascoltare il concerto di tutta la squadra.

Un po' quello che ha visto suonare Maurizio Sarri a Bergamo: l'uomo che per ultimo aveva illuso Napoli quattro anni fa, portandola in testa alla classifica prima di vanificare tutto nel famoso albergo di Firenze davanti alla tv, e che adesso fa sognare la Lazio. Senza nemmeno nascondersi, anzi andando persino oltre ogni aspettativa quando ammette lui sì, senza scaramanzia che lo scudetto non è un'utopia. Perché l'utopia è irraggiungibile e il tricolore invece no. Anche Sarri, senza il bomber simbolo della Lazio, Ciro Immobile, si è riscoperto giochista, stregando persino l'Atalanta che finora aveva incantato il campionato.

Sarri se l'è cavata con una battuta sul sarrismo, ma l'uomo che ha vinto uno scudetto (a Torino) senza nemmeno che lo ringraziassero, adesso vuole prendersi la rivincita. E il ribaltone di Bergamo è l'ennesimo di una stagione che si profila stuzzicante, con una corsa al titolo che non sarà di certo solo un lungo Napoli-Milan. Anzi, l'ombra dei giochisti si allunga sulla vetta.

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