Suning, Conte e Marotta: altro che exit strategy, ora resta il sogno Usa

Bloomberg annuncia: in arrivo 150 milioni da un fondo di Chicago. Ma gli sponsor cinesi...

Suning, Conte e Marotta: altro che exit strategy, ora resta il sogno Usa

Non c'è niente di meglio che brindare ad uno scudetto senza champagne: serve risparmiare, scarseggiano i danari. O peggio: non si trovano danarosi azionisti. E la gallinella (Superlega) dalle uova d'oro è già svanita. Proprio vero: Inter, non basta la parola. Eppure piovono proposte d'aiuto economico, ma quando probabili compratori, o incuriositi finanziatori, mettono naso nel caso ci restano un po' male e se ne ritraggono perplessi. Giornali e agenzie di settore hanno già sfoderato un bel mazzetto di ipotesi: Bc Partners che si è ritirata, Fortress, King street Capital management, Bain capital credit e, ultimo della serie, Oaktree capital Group di stanza a Chicago che, secondo Bloomberg, sarebbe disponibile a versare 150 milioni con un futuro da azionista di minoranza.

Comunque si guardi è una mezza festa: un sorriso per lo scudetto, un pianto per le casse in asfissia. Più che esaltata sembra un'Inter insabbiata, invischiata nella ragnatela di un bilancio. E ci risiamo con la pazza Inter, che non si smentisce nemmeno stavolta: c'è perfino chi pensa a salutare, ma le exit strategy si sono fatte strette. Voci e bisbigli spingevano Marotta verso la presidenza della lega calcio dopo gli inciampi dell'attuale presidente, però il pasticcio Superlega, dove si è dichiarato attore non protagonista, ha fatto naufragare l'ipotesi: impossibile non sapesse, magari sapeva meno di quanto sarebbe servito. Ora c'è chi vedrebbe il dirigente nuovamente in bianconero a rimettere ordine sulla scrivania di Agnelli. Qualcuno lo farebbe accompagnare perfino da Conte. Suvvia, sarebbe più eclatante della mezzanotte che segnò l'inizio e la fine della Superlega.

Certo è che oggi l'exit strategy è forse più difficoltosa di qualche mese fa: sono i danni della rivoluzione mancata. Conte non sfoglierà la margherita (vado o resto?), ma vorrà sedersi al tavolo della Champions con una squadra da Champions. E le casse nerazzurre andranno in affanno. Il flop Superlega ha riportato al punto di partenza il giovane Zhang: assente o latitante, fate voi. Suning ci ha provato con i saluti, ma non gliene va dritta una. In Cina comincia a vendere ninnoli e ammennicoli: perfino il pullman dello Jiangsu è stato visto sul mercato di auto usate. Vale per tutti il commento ironico di Eder: «Così ci pagano gli stipendi».

Per pagare quelli dell'Inter serve qualcosa in più. La Superlega poteva essere soluzione perfetta per incassare i 300 milioni che valgono la tranquillità, anche se Milan e Inter avrebbero incassato meno dei club top. Oggi l'Inter cerca un finanziatore da 250 milioni. Ci sono troppi sponsor cinesi vicini a Suning, circa 260 milioni a bilancio in due anni: da qui i dubbi su fonti sicure e sostenibili. I creditori obbligazionisti da 375 milioni sono garantiti dai diritti tv.

Il resto? Fumo o arrosto? Valga il dubbio di un ipotetico compratore, che ha identificato in 500 milioni il debito della società e ne ha dedotto che, prima, serve una ristrutturazione del debito. Dalla exit strategy alla exit tragedy il passo è breve, se qualcuno non risolve il rompicapo.

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