Scudetto e Caporetto. Una rima infelice per l'Emporio Armani che ha liquidato Banchi per le sconfitte dopo il titolo portato via a Siena, ha licenziato Repesa, campione d'Italia l'anno scorso, dopo la stagione vissuta con la sola coppa Italia e fra disastri europei oltre che nazionali. Adesso tocca a Simone Pianigiani che quando allenava a Siena era l'incubo di Milano e di tutti quelli battuti sul campo che poi hanno saccheggiato la miniera mensanina. Non tutti sono d'accordo, ma questa volta è stato scelto il migliore, il più vincente dopo Messina.
La parola d'ordine è ritrovare entusiasmo con l'allenatore che in Nazionale ha fatto il meglio che poteva, vincendo il titolo in Israele dopo le amarezze in Turchia nel Fenerbahce. Può e deve riuscirci anche se il divorzio da Azzurra è avvenuto perché, secondo chi lo ha congedato, angosciava più che galvanizzare. Succede nella vita dei buoni allenatori. Non tutti capiscono. Adesso Milano si affida a lui per rifare ancora una volta la squadra che nel tempo ha perso Melli, una rivelazione al Bamberg, Hackett e l'Alessandro Gentile, capitano prematuro, messo sul mercato anche se ha un altro anno di oneroso contratto. Anche Piangiani costa, oltre un milione di euro, ma il suo triennale avrà un senso soltanto se sarà messo in condizioni di lavorare senza dover spiare i giocatori nelle notti senza fine.
Troverà un gruppo italiano che conosce, da Cinciarini ad Abass, da Fontecchio a Pascolo, più Cerella e Tarzewski, più M'Baye preso a Brindisi, Bertans portato via al Darussafaka, oltre ad un centro di qualità come Young che in Grecia, all'Olympiakos, ha vissuto stagioni tormentate dagli infortuni. Scelte concordate, pensiamo, anche se l'accordo con il senese della Lupa è stato confermato soltanto mercoledì.
Manca un regista di qualità, un'ala meno vagotonica di Sanders. Non manca il tempo per costruire la squadra che, come sempre, deve partire favorita in Italia, che ha l'obbligo di cercare un posto in Europa con l'ultimo allenatore che ha portato una nostra squadra nelle migliori quattro.
Un tecnico di qualità ha il diritto di pretendere una società vera alle spalle perché Caporetto nasce da scelte sbagliate di generali confusi scelti da chi ha cambiato fin troppo per sentirsi assolto soltanto perché ammette le colpe.
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