La testa di Chiellini salva quella dell'Italia

Fa tutto lo stopper: una doppietta e un autogol Zaza e Immobile a secco, Giovinco cambia il ritmo

La testa di Chiellini salva quella dell'Italia

Una faticaccia, anche un pizzico di thrilling. Così è l'Italia se vi pare. Onore e senso del dramma tutto di Chiellini Giorgio, stopperone mai domo, pronto a battersi in qualunque area, quella azzurra dove ha confezionato un bel pasticcio con autogol in comproprietà con Buffon, e quella azera che l'ha fatto testolone d'oro, con prima doppietta in azzurro, permettendo alla gente di Conte di non rischiar la testa (anche del girone europeo) e la figuraccia, come capita spesso con le squadre di basso rango. Conte che fa tris nelle prime tre partite ed era da 17 anni, dai tempi di Cesare Maldini, che l'impresa non riusciva ad un ct italiano. Successo stretto, fatica da paura. «Ma questa è una squadra che ha gli attributi», laurea ad honorem regalata dal ct. «Però noi dobbiamo essere più cinici e cattivi davanti», ha concluso. Sintesi quasi perfetta, manca qualcosa anche a centrocampo e sulle fasce soprattutto.

Un tempo per trovare il gol e magari la chiave di una partita complicata da pochezze azzurre e istinto di salvezza messo in campo dagli azeri. Partita strana fin dall'inizio, quando i giocatori hanno manifestato contro il razzismo, mentre in tribuna poteva tranquillamente sedere un presidente federale condannato (si fa per dire, vista la ridicola pena) proprio per razzismo. Contraddizioni dei giochi di prestigio Uefa. Meglio il campo, dove Berti Vogts se ne stava in piedi davanti alla panca con un bigliettino fra le mani, la cravatta vezzosa e, nell'idea calcistica, l'antica maestria da terzinaccio brutto e cattivo. Guai a lasciar passare l'avversario: i suoi si sono adeguati e l'Italia dei bravi ragazzi si è ritrovata libera e bella per una decina di minuti nei quali Immobile ha imperversato, ma Marchisio e Bonucci si sono mangiati due belle occasioni: tiraccio del centrocampista, tuffo di testa del difensore. Più tardi Bonucci si è lamentato per un colpo di mano di Guseynov in area, ma dalla faccia involontaria.

Poi tutte le vie si sono chiuse, la difesa azera pareva una rete tesa ad imbrigliare guizzi e ghiribizzi. E allora lo stadio di Palermo si è trasformato in una sorta di catino nel quale i pesciolini rossi azeri evitavano pescecani dai denti spuntati. Un bel rischio per un'Italia comunque in difficoltà nell'alzare il ritmo della partita e nel trovare sbocco sulle fasce laterali dove Darmian e De Sciglio erano scotti e insipidi. E la squadra ha pagato, ha faticato, una sorta di zoppia calcistica. Pirlo ha faticato a liberarsi della guardia stretta di Dadashov, un trequartista incollato alla sua mattonella, come altri hanno provato nel campionato nostro ed allora toccava a Bonucci avventarsi nella zona di comando. Non proprio la stessa resa: soprattutto per il gioco d'attacco, nel quale Zaza ha scontato la lentezza dei movimenti azzurri e ha pescato la giocata da circo, all'inizio della ripresa, con una rovesciata che valeva il gol per la sua bellezza. Poi ha dimostrato di non saper segnare i gol facili, sprecando l'occasione al 22' della ripresa: cross rasoterra di Darmian, palla facile, facile, fuori.

Invece Immobile non ha trovato colpi risolutivi, giocando d'appoggio alla punta, regalando palloni ai compagni, andando a pescare spazi vuoti: un gran sbattimento che ha portato un gol perfino annullato (fallo di Zaza sul portiere). L'Azerbaigian ha tenuto duro e guardia alta, un solo tiro verso la porta di Buffon nel primo tempo (il secondo sarà quello del gol) eppoi lo svarione del portiere per permettere agli azzurri di trovare una chiave d'entrata, se non d'interpretazione: il corner alto di Pirlo ha pescato la testa di Chiellini che ha rischiato un pugno da ko sull'uscita del portiere. Per sua fortuna il portiere non ha preso nè palla, nè faccia e Chiellini ha preso la palla e la porta.

Inutile pensare al tutto facile, come ha dimostrato il resto della partita: qualche occasione mancata in una difesa a maglie un po'larghe e il pasticciaccio fra Chiellini e Buffon sull'incursione di Aliyev. Più autogol che gol dell'azero, ma sempre una figuraccia.

E Conte ci ha visto bene cercando qualche guizzo in più con Giovinco e Candreva. La formica atomica ha sincronizzato il primo cross con la testolona di Chiellini e sono stati gol e sospiro di sollievo. Poi ha pescato pure la traversa. Meglio di una sveglia.

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