Thailandia, un ragazzino di 13 anni muore sul ring di kickboxing

Anucha Thasako, un bambino di 13 anni è morto per i colpi subiti in un incontro di kickboxing in Thailandia.

Una notizia triste ma assurdamente vera arriva dalla Thailandia, un ragazzino di 13 anni di nome Anucha Thasako è morto per emoraggia cerebrale dopo un incontro di kickboxing. Il piccolo Anucha era già al 170 incontro in carriera e sarebbe crollato al tappeto al terzo round dopo numerosi colpi ricevuti alla testa mentre combatteva su un ring di un sobborgo di Samut Prakan.

Si apprende dalle pagine locali che il piccolo atleta, considerato un pugile esperto dopo cinque anni di carriera di Muay Thai, la kickboxing locale non indossava alcuna protezione alla testa come da consuetidine di questa specialità. Era orfano ed era stato adottato da uno zio che in lacrime ha rivelato: ''Così si manteneva agli studi e sosteneva il bilancio familiare''. Anche l'avversario che l'ha ucciso era distrutto, ha 14 anni e ha subito deciso di mettere all'asta i calzonici dell'incontro per devolvere il ricavato alla famiglia di Anucha ma tuttavia non ha intenzione di cambiare vita: ''Ho bisogno di guadagnare per andare a scuola''.

L'evento era addirittura patrocinato dal governo a scopi caritatevoli nell'ambito di una campagna di sensibilizzazione contro l'uso di stupefacenti. Ma sono ancora più incredibili i dati che emergono sulla situazione del Paese, in Thailandia ci sono circa 10 mila tesserati under 15 di Muay Thai mentre si calcola che siano più di 300 mila i ragazzini che salgono sul ring con l'ambizione di diventare professionisti. A questo proposito il Parlamento di Bangkok sta discutendo una legge per innalzare l'età dei combattenti a 12 anni.

Questa contromisura sembra però malvista dall'Associazione professionistica di boxe thailandese che minaccia manifestazioni di piazza.

Il limite d'età, a detta dei vertici dell'associazione tarperebbe le ali di 300 mila bambini, che sognano di intraprendere questa carriera e soprattutto si rivelerebbe un gran danno economico per i genitori, che guadagnano grosse somme dagli incontri dei figli.