Le verità di CR7 e Pirlo indicano alla Signora la via della Champions

Cristiano da quando è alla Juve ha segnato tutti i gol nella fase a eliminazione diretta

Le verità di CR7 e Pirlo indicano alla Signora la via della Champions

Aggrappata a Ronaldo. Il quale di Champions se ne intende, come sa chiunque segua il calcio con un minimo di attenzione: ne ha vinte cinque ed è stato acquistato proprio per far sì che la Juventus si lasci alle spalle quella che suona come una maledizione, non vincendo il trofeo dal preistorico 1996 e avendo perso sette finali nella sua storia. Ieri, tramite Instagram, il fuoriclasse portoghese ha suonato la carica da par suo introducendo la doppia sfida con i connazionali del Porto: «È quasi come se da questo punto in poi partisse un'altra competizione e tutti dovessero vincere la prima gara, perché ogni dettaglio può fare la differenza. Negli ultimi due anni siamo tornati a casa prima di quanto volessimo, ma continuiamo a puntare sempre più in alto ogni stagione e quest'anno non fa eccezione. Posso solo sperare che sia l'inizio del lungo cammino che vogliamo fare fino alla finale».

Avanti, allora. Con la necessità di fare bene fin da stasera, dimenticando i balbettii del campionato e sperando che i suoi compagni gli diano una mano. Cosa che da quando CR7 è sbarcato a Torino non è mai successa in Europa dagli ottavi in avanti: tabellini alla mano, Ronaldo è infatti il solo giocatore ad aver segnato nella fase a eliminazione diretta, realizzando tre reti all'Atletico Madrid, due all'Ajax e altrettanti al Lione. Un rendimento super che però non ha permesso alla Signora nemmeno di avvicinarsi al trofeo continentale più prestigioso: urge cambiare marcia, pure perché le primavere del portoghese bionico sono ormai trentasei e il suo contratto con la Juve andrà (andrebbe) in scadenza nel 2022. Bisogna fare in fretta, ecco, partendo dal presupposto che da febbraio in poi Ronaldo è capacissimo di inserire una marcia in più: dagli ottavi in avanti, sono state infatti addirittura 62 le reti segnate in 66 partite. In una parola, mostruoso.

«La Champions è una competizione particolare le parole di Pirlo -. Ho avuto fortuna di giocarla per tanti anni e, quando scendi in campo, ti accorgi della differenza con il campionato. È molto importante arrivarci con la testa libera, dovendo rimanere concentrati per 180 minuti. Dagli ottavi in poi, tutti sperano di arrivare in fondo: per noi è un obiettivo ma anche un sogno e, pur sapendo che non tutti quest'ultimi si avverano, è importante crederci». Tensione, adrenalina, pathos, un'atmosfera unica: «Purtroppo non posso giocare per dare una mano ai ragazzi, ma loro sono molto più bravi di me». Per la serie: una bugia grande come una casa e (forse) l'involontaria ammissione che a questa Juve manchi un Pirlo in mezzo al campo, uno che sappia dettare i ritmi e tranquillizzare chi gli sta attorno.

Per di più in assenza dell'infortunato Arthur, la Juve dovrà allora affidarsi a Bentancur e Rabiot, due che non sempre hanno soddisfatto fino a questo punto della stagione in quanto a personalità e letture: con anche Bonucci ai box (altro fastidio muscolare), mancherà inoltre un'altra fonte di gioco. Torna Dybala, ma non è pronto; Ramsey invece sì. Niente alibi, comunque sia: la Champions chiama.

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