Finora l'abruzzese più famoso di Parigi era Giulio Mazzarino. Sì, proprio il cardinale erede di Richelieu, primo ministro del Re Sole, Luigi XIV, uno degli uomini più potenti e influenti del Seicento. Ma adesso anche l'alto prelato deve inchinarsi di fronte alla nuova bandiera d'Abruzzo piantata in riva alla Senna, quella di Marco Verratti, 29 anni, fresco campione d'Europa in azzurro con la speranza di bissare finalmente il titolo a livello di club, con quel Paris St.Germain che lo ha prelevato non ancora ventenne dal Pescara di Zeman nel 2012, rendendolo l'unico azzurro (fatta eccezione per la meteora Grifo) ad aver giocato in Nazionale senza toccare mai la serie A. Un Psg a cui adesso il centrocampista della Nazionale giura eterna fedeltà: «Mi resta ancora qualche anno per giocare ad alto livello e so che lo farò sempre qui. Poi tornerò a Pescara, per la mia famiglia e i miei amici. Per il mare e per la montagna».
Già, contrariamente a Mazzarino, Verratti pensa un giorno di tornare nel suo Abruzzo, ma intanto si vuole consacrare come bandiera del Psg, il club di cui ora è il terzo fedelissimo in assoluto con le sue 350 presenze. Il calciatore italiano che ha avuto più successo nella Ligue dopo Marco Simone e certamente più di meteore come Panucci, Vieri o Balotelli. Un italiano bandiera in Francia, proprio nel momento in cui si dice che le bandiere nel calcio non esistono più e proprio nel club che ha appena accolto Gigio Donnarumma che a Milano sognavano di far diventare bandiera rossonera e che poi è finito nel ciclone delle polemiche. Verratti invece dà lezione di fedeltà: «Mi sono innamorato del PSG ed è per questo che cerco sempre di dare il massimo, anche per ripagare la fiducia che mi è stata accordata. Ero un ragazzino quando sono arrivato qui, venivo da un piccolo paese di provincia italiano e qui ho trovato tutto. Quando hai poco più di 18 anni, quelli sono i tuoi anni migliori. E io li ho vissuti qui. Era tutto incredibile. Sono diventato un uomo e ho trovato l'amore. I miei figli sono nati a Parigi. Quindi tutto ciò che ho vissuto qui mi lascerà ricordi incredibili».
Un'italiano che incanta Parigi, che non sarà Leonardo da Vinci o Gioachino Rossini, ma che si inserisce nel fantastico filone di tutti quegli italiani, magari proprio di provincia, che hanno fatto fortuna sotto la Tour Eyffel e che hanno fatto la fortuna della Francia. Da Amedeo Modigliani a Pierre Cardin, da Dalida a Ivo Livi diventato Yves Montand. Perché la Francia, quando vuole, sa farti diventare uno dei suoi.
Perchè a Parigi nessuno dirà mai che il primo vincitore del Tour de France era un italiano della Val d'Aosta, Maurice Garin, ma hanno saputo amare Coppì e persino Sciappussì come se fossero creature del loro Tour. Così come adesso sono pronti a fare una bandiera di Verrattì. Ultimo riscatto per tanti macaronì.
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