Spunta altro sangue, Gatti resta in cella

Il Tribunale del riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione

Gian Paolo Laffranchi

da Brescia

Resta in carcere. Guglielmo Gatti non ha convinto i giudici del Tribunale del riesame, che hanno respinto l'istanza di scarcerazione discussa in aula venerdì scorso. Non li ha convinti con la dichiarazione spontanea nella quale avrebbe presentato alcune considerazioni, prove logiche, ma non un vero e proprio alibi. Soltanto un alibi concreto, provato, circostanziato avrebbe potuto aiutarlo a ritrovare la libertà. Non li ha convinti neppure la linea difensiva dell'avvocato di Gatti, Luca Broli, che comunque non cambierà strategia nell'attesa delle motivazioni della scelta.
I giudici si sono riservati cinque giorni per consegnare il fascicolo. Guglielmo Gatti fu arrestato il 17 agosto e pochi giorni dopo il Gip dispose la custodia nel carcere di Canton Mombello per i gravi indizi di colpevolezza. Nel giorno del «no» del Tribunale del riesame la posizione del quarantunenne, accusato dell'omicidio di Aldo e Luisa Donegani, sembra essersi aggravata ulteriormente. Sarebbero state ritrovate altre tracce di sangue, questa volta su un suo paio di scarpe. Il cerchio si stringe attorno a Gatti: prima il sangue nel suo garage, definito dal procuratore Giancarlo Tarquini «il mattatoio», poi sulle scale che portano al suo appartamento, nell'appartamento stesso e ora anche su un indumento personale. La difesa ribatte immediatamente: secondo l'avvocato Luca Broli alcuni rilievi sarebbero stati eseguiti quando l'accusato era soltanto un testimone, quindi non ancora indagato. «Potrebbe farmi comodo - sostiene Broli - se alcuni atti rimanessero nel fascicolo».
I parenti dell'accusato non si arrendono. «La notizia delle tracce di sangue che sarebbero state trovate sulle scarpe di Guglielmo non mi sconvolge - commenta il cugino Giovanni -. Ogni giorno ne salta fuori una. Accettiamo l'idea di una sentenza e vogliamo che sia fatta presto giustizia, ma vorremmo che cessasse la campagna denigratoria iniziata molto prima di celebrare un giusto processo. Per quel che riguarda la decisione del Tribunale del riesame, non siamo stupiti. Già immaginavamo che Guglielmo non sarebbe stato scarcerato, ma vogliamo vedere le motivazioni addotte dai giudici. Siamo consapevoli delle difficoltà, sappiamo che la nostra battaglia sarà molto lunga, ma siamo fiduciosi. Guglielmo è in ottime mani. L'avvocato Broli e i consulenti stanno lavorando molto bene e stanno facendo verifiche sul campo. Nei prossimi giorni la difesa presenterà novità importanti. La nostra speranza è che queste novità possano ribaltare la situazione e indirizzare le indagini su strade diverse». Per il momento l'avvocato Luca Broli non si sbilancia: «Attendo le motivazione dei giudici - dice - anche se sapevo che la situazione non era particolarmente rosea. Non cambieremo comunque la strategia di difesa. Ribadisco le mie convinzioni e le porterò avanti fino a quando tutta la vicenda non sarà conclusa».
La vicenda non è affatto conclusa. Ovviamente continua sotto il profilo giudiziario, ma una nuova agghiacciante scoperta potrebbe aprire nuove ipotesi nelle indagini e infittire il giallo. A Medeazza, tra Trieste e Gorizia, nella zona del Carso, sono stati trovati pezzi di corpi umani in avanzato stato di decomposizione. È scattato subito l'allarme, perché tra le sezioni ci sarebbe anche un busto: la parte alta del corpo di Luisa De Leo non è mai stata trovata, gli inquirenti hanno quindi disposto immediatamente il confronto del Dna dei resti di Luisa e quelli trovati sul Carso. Se l'esame confermasse che i resti sono della donna uccisa a Brescia, si aprirebbero nuove sconcertanti possibilità. Ipotesi come la partecipazione di una seconda persona all'omicidio, o la totale innocenza di Gatti. La Procura di Brescia, che ha chiesto l'esame del Dna e nominerà un medico per l'autopsia, per il momento non si sbilancia.

Le analisi servirebbero piuttosto ad escludere qualsiasi collegamento tra i due casi. Intanto sarebbe emersa una singolare coincidenza: uno dei nipoti di Luisa De Leo abiterebbe a Prosecco, a soli 5 chilometri dal luogo del ritrovamento sul Carso.

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