La stanza di Mario Cervi

A proposito della proposta del ministro Renato Brunetta, tesa a «premiare» con un assegno mensile di 500 euro i giovani che desiderano uscire dalla famiglia e mettersi in proprio, confesso che tale proposta, ascoltata in qualche telegiornale nei termini sommari in cui è stata riferita (fra l’altro non senza una malcelata intenzione di polemizzare con il ministro e ridicolizzarlo), in un primo momento mi è parsa insostenibile. Ma lette più attentamente le motivazioni, mi pare che non sia un’idea scandalosa. Anzi. Naturalmente va studiata bene l’applicazione, per evitare abusi. Ma il principio su cui si fonda, è condivisibile, anche e soprattutto sotto l’aspetto educativo e formativo. Si tratta di responsabilizzare i giovani all’autonomia e alla capacità imprenditiva, cosa che dovrebbero fare anche scuola e famiglia. E ciò a dispetto di quanti si stracciano le vestii, che sembrano essere non pochi. Del resto è molto significativo che tra i primi a opporsi siano i soliti noti, cioè sindacati rossi, Pd et similia (a cui per motivi ideologici non piace per nulla l’homo faber, creatore della propria fortuna). Costoro si autodefiniscono progressisti e riformisti, ma in realtà sono conservatori nel senso negativo del termine, e anche della peggiore specie. Quando sono stati al governo, si sono dimostrati incapaci di tutto e incapaci a tutto (tranne che per i loro interessi di bottega e per le loro clientele, soprattutto per quelle intellettuali e salottiere).
Este (Pd)

Il ministro Renato Brunetta mi ha annoiato con questa storia dei «bamboccioni».

A parer mio, essere «bamboccione» per un giovane non dipende dal fatto di convivere o meno con i genitori, ma dal suo senso di responsabilità. Quindi Brunetta la smetta con queste trovate da campagna elettorale, tanto più che, a quanto mi risulta, non ha figli e non può capire nulla.
Maria Grazia La Rocca
Lainate (Mi)

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