L'episodio di Biserno, nel forlivese, dove un turpe individuo, che si dice appartenga alla razza umana, ha ucciso senza alcun motivo, in mezzo alla strada, una giovane e fiduciosa cerbiatta di nome Belinda, suscita incontenibile sdegno e due considerazioni. La prima, immediata e spontanea, è sul perché l'ha fatto. La seconda, logica e conseguente, è che si tratta di una bestia. Immonda e feroce. Non la dolce bambi, naturalmente. L'altra. Quella vera, quella con il fucile.
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La messa a morte di Belinda sarà forse catalogata, da qualcuno, tra gli incerti di quell'antica passione umana che è la caccia. Io sono invece propenso a condividere lo sdegno di Roberto Brambilla. Due anni e mezzo or sono Belinda era stata trovata, piccolissima, in una stalla dove era finita non si sa come. Allevata con amore e restituita alla libertà, era diventata la mascotte del borgo, Biserno, che l'aveva vista crescere. Vi si presentava regolarmente ogni giorno, verso le 19,30 e accettava volentieri qualche offerta di cibo. Una creatura non più selvatica, mansueta, bella. Un cacciatore l'ha uccisa a pallini in pieno abitato. Nessuna possibilità d'equivoco, Belinda era a non più d'una cinquantina di metri dallo sparatore. Il quale pare sia stato individuato, e magari sarà denunciato.
La legge non prevede pene gravi - e in realtà nemmeno lievi - per un gesto di questo genere. Ma la sensibilità di chiunque ami o almeno rispetti gli animali ne è offesa. Offesa a tal punto che le espressioni dure di Roberto Brambilla mi sembrano del tutto appropriate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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