Stipendi gonfiati per i consiglieri regionali

Sabrina La Stella

Settimana decisiva per la giunta Marrazzo che, dopo gli attacchi mediatici subiti a seguito dei super-aumenti elargiti ai consulenti-dirigenti, sta affrontando con preoccupazione e qualche accorgimento la «febbre da incarico». Si tratta dell’ennesimo argomento che dimostra l’assenza di qualunque forma di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione.
All’atto del suo insediamento Marrazzo annunciò (a parole) una netta inversione di tendenza che, però, nei fatti si fa molta fatica a riscontrare. L’unica replica del centrosinistra alle critiche sulle consulenze esterne è stata che anche il centrodestra pagava gli esperti esterni. Ora viene fuori la questione degli stipendi «gonfiati» a tutti i consiglieri che assumono un incarico politico.
In effetti, dopo aver moltiplicato a dismisura il numero delle commissioni, ora si procederà all’assegnazione degli incarichi di presidenza e di vice-presidenza, che serviranno a “ritoccare” lo stipendio di tutti i componenti che ad oggi non hanno ancora potuto contare su un «arrotondamento» della cifra prevista per «l’indennità di carica» dallo Statuto Regionale (art 27, L.R. 2 maggio 1995).Cifra che già di per sé ammonta a 9.600 euro, (pari attualmente all’80% dell’indennità mensile lorda percepita dai membri della Camera dei Deputati).
L’incarico di presidente del Consiglio regionale e di presidente della Giunta comporta l’aumento maggiore (superiore al 35% dello stipendio base), mentre assessori e vice presidente del Consiglio regionale si devono accontentare del 20% (circa 2.000 euro). Arrotondamento su cui possono contare anche presidenti e vicepresidenti di Commissione.
L’indennità di funzione è esentasse, così come l’indennità di diaria, che spetta invece a tutti i consiglieri «per far fronte alle spese sostenute per il complesso delle attività inerenti l’esercizio di mandato». È così che si aggiungono altri 4.000 euro al conto in banca di tutti i neo-eletti, indipendentemente dal fatto che vengano spese, e senza ritenute fiscali per almeno la metà degli emolumenti, (esclusi dalle previsioni della lettera C dello Statuto, che riguarda le trattenute fiscali e si riferisce soltanto alla diaria di base pari a 9.600 euro).
È chiaro che il consigliere la cui abitazione dista di oltre 15 chilometri dalla sede del Consiglio regionale (in via della Pisana) ha diritto a un rimborso per le spese della benzina, fissate in «un quinto del prezzo di un litro di benzina super, moltiplicato per la percorrenza chilometrica media mensile calcolata in 18 volte il doppio della distanza tra il luogo di residenza e la sede del Consiglio Regionale».
Una specie di rebus che lascia prevedere una spesa forfettaria dell’amministrazione regionale tesa a evitare un inutile dispendio di energie. Inutile e complicato sarebbe poi sottoporre a controlli incrociati il rimborso-benzina con l’uso delle auto blu messe a disposizione degli stessi politici.
Dunque in queste ore c’è di chi comincia a farsi i conti: con l’assegnazione di un incarico, il consigliere potrebbe contare su uno stipendio che si aggira complessivamente intorno ai 16.000 euro, e che sarebbe comprensivo soltanto di 9.600 euro di carica, 4.

000 euro di diaria, 400 euro aggiuntive di rimborso spese di benzina, 2000 (di media) di incarico di funzione. Chi rimarrà fuori dal toto-incarico si potrà comunque consolare leggendo i giornali, il cui rimborso è dovuto a tutti, nessuno escluso, per una somma pari a 5 quotidiani e due settimanali al giorno.

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