Enrico Dandolo, il doge cieco che conquistò Costantinopoli

Enrico Dandolo divenne doge di Venezia più che ottantenne e la portò alla gloria. Nel 1204, quasi centenario, fu protagonista della presa di Costantinopoli

Busto di Enrico Dandolo (Di Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38572264)
Busto di Enrico Dandolo (Di Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38572264)

Sbucato fuori dalle nebbie della storia in età già avanzata, Enrico Dandolo si conquistò a fine XII e inizio XIII secolo grande notorietà nella Repubblica di Venezia ambiziosa e espansionista nel Mediterraneo. Tanto da diventare una delle figure più importanti della sua epoca storica e, nel 1204, il primo comandante a guidare, assieme a Baldovino IX delle Fiandre, Bonifacio del Monferrato e gli altri militari alla guida della Quarta Crociata, un assedio vittorioso di Costantinopoli, "Regina delle Città" e capitale dell'Impero bizantino. Tutto questo alla veneranda età di novantasette anni.

Quella di Enrico Dandolo è una vita forse unica nella storia dei comandanti militari. Una vita di cui si conoscono gli estremi, essendo il futuro doge nato nel 1107 e morto nel 1205, un anno dopo la presa di Costantinopoli, ma non buona parte degli avvenimenti. Erede di una nobile famiglia di mercanti veneziani e cresciuto sulla loro strada tra Venezia e l'Oriente, Dandolo inizia ad apparire nelle cronache della Serenissima solo nel 1170, oltre i sessant'anni. In quell'anno fu proprio Costantinopoli, la città che gli avrebbe dato la gloria, a renderlo noto: Dandolo si trovò nel gruppo di 10mila veneti che l'imperatore Michele I Comneno aveva fatto fermare perché accusati di concorrenza commerciale sleale. Una provocazione che avrebbe dato origine a una breve, violenta guerra tra veneziani e bizantini e durante le cui dirette conseguenze, nel corso di una visita di una delegazione di mercanti al Palazzo Imperiale bizantino, Dandolo perse quasi completamente la vista dopo un alterco con il sovrano.

Dopo decenni passati per mare navigando fino alle colonie crociate del Levante e ad Alessandria d'Egitto commerciando spezie e seta e, secondo le cronache, conquistando la carica più che simbolica di "nobilomo da mar", cioé di esperto navigatore, Dandolo si trovò costretto a un impedimento fisico che, però, andò di pari passo con la creazione di un mito di martirio attorno alla sua figura. Nel 1172 il neo-insediato doge Sebastiano Ziani lo nominò a tal proposito ambasciatore in Sicilia per stipulare un'alleanza anti-bizantina. Andò a buon fine l'accordo col sovrano normanno Guglielmo II, che portò Costantinopoli a tornare a più miti consigli e a sfuggire il confronto cercando un accordo per la restituzione dei beni a Venezia. Mercante e diplomatico, Dandolo divenne uno dei più esperti e rodati "boiardi" della Serenissima. Da Federico Barbarossa a Ferrara, più che settantenne e ultra-ottantenne divenne il regista della diplomazia veneta e mediò tregue e alleanze.

Per questo motivo e per una straordinaria tempra fisica che lo portarono a eccedere la vita media di qualsiasi cittadino dell'epoca, il Maggior Consiglio scelse Dandolo come doge nel 1192, alle dimissioni del predecessore Orio Mastropiero. Venezia necessitava di mediazione e di maggior proiezione militare e commerciale. Da un lato era in equilibrio tra imperi e potentati dell'epoca, dall'altro aveva una sfida diretta ai confini nazionali con le incursioni pisane nell'Adriatico e la spinosa questione di Zara, porta mediterranea del Regno d'Ungheria. Dandolo diede prova di ambizione notevole colpendo nelle prime battute i pisani a Pago, Ossero e Arbe, tre isole dell'attuale litorale croato che furono riconquistate tra il 1192 e il 1195, con il doge semicieco e anziano al comando delle sue galee in ogni battaglia.

Dandolo promosse anche una riforma monetaria per apprezzare la divisa di Venezia, coniando il grosso veneziano, stampato in argento come prima moneta di questo tipo dai tempi di Carlo Magno in Europa occidentale. La moneta divenne il simbolo del potere veneto sui mari e nei commerci. Parimenti, appena eletto Dandolo diede ordine ai cittadini di cacciare, pena una multa, gli stranieri residenti nella città da meno di due anni per sequestrarne i beni e dare vita all'accumulazione di riserve che servirà a potenziare la flotta per le future imprese.

Nel 1202 Venezia sostenne ampiamente l'impresa della Quarta Crociata, proclamata da Papa Innocenzo III per riconquistare Gerusalemme. Come ha ricordato l'associazione Mare Nostrum, di fronte ai comandanti Baldovino e Bonifacio "Venezia s’impegnava a fornire ai crociati, entro la fine di giugno 1202, il trasporto delle truppe crociate: 33mila. soldati, un numero ambizioso, in cambio di un sostanzioso pagamento; il contratto fu ratificato dal papa. Era un vero e proprio contratto di trasporto e rifornimento e, per soddisfare la corposa richiesta, i veneziani garantirono anche la costruzione di 50 navi da guerra e 450 vascelli da carico".

Oltre a ciò, "la Repubblica di Venezia si sarebbe assunta l’onere di armare in proprio 50 galere partecipando ai rischi dell’impresa ed agli eventuali profitti nella misura del cinquanta per cento, con la clausola del possesso delle terre conquistate durante la spedizione". Le difficoltà dei crociati a ottenere da feudatari e sovrani la somma pattuita portò Dandolo a deviare la crociata, dopo la partenza, su Zara, che fu assediata e conquistata a beneficio del pagamento mancante. Giunti in direzione di Costantinopoli, il trasbordo verso la Terrasanta fu bloccato dalla "guerra civile" bizantina che vide i crociati schierarsi al fianco del pretendente Alessio IV Angelo, che spodestò lo zio Alessio III, autore della deposizione di suo fratello Isacco II, imprigionato e accecato.

Dandolo capì che fermare la crociata a Costantinopoli avrebbe prodotto molti più vantaggi. Accettò l'offerta di Alessio IV di guidare, nel 1203, la crociata, ormai dipendente da Venezia, al suo insediamento sul trono. E dopo che Alessio IV Angelo fu fatto deporre e uccidere da un suo ufficiale, diventato basileus col nome di Alessio V Ducas, il 97enne doge ordinò, nel febbraio 1204, di muovere nuovamente sulla Regina delle Città. In poche settimane assediata e occupata dai crociati, ormai diventati mercenari alla conquista di città - cristiane! - molto lontane da Gerusalemme. Costantinopoli cadde il 13 aprile 1204, per la prima volta dalla fondazione ad opera di Costantino. Baldovino fu insediato come imperatore latino, il successore di Alessio V, Costantino XI Lascaris, si rifugiò a Nicea e fino al 1261 i domini bizantini furono spezzettati con la città sottoposta a un governo cattolico.

Dandolo negoziò forti ampliamenti territoriali per Venezia. La Serenissima annesse buona parte della Grecia, compreso il Peloponneso, ottenne il controllo di Adrianopoli e dei Dardanelli e di tre ottavi della città di Costantinopoli. Venezia divenne la signora del Mediterraneo per iniziativa delle mosse corsare e dinamiche di un anziano novantasettenne, che proprio a Costantinopoli sarebbe morto, trionfante, un anno dopo. La scomunica papale caduta sui veneziani per la conquista di Costantinopoli fu rimessa e Dandolo fu sepolto a Santa Sofia, nel cuore del potere di Bisanzio. Vi sarebbe rimasto fino al 1453, anno della conquista turca della città. Mentre ancora più a lungo durò Venezia.

Che riuscì a vivere di rendita dell'espansione targata Dandolo per diversi secoli, fino alla caduta dello Stato ad opera di Napoleone Bonaparte nel 1797. L'uomo venuto dal nulla e dalle tenebre di una vita a lungo oscura prima e della semi-ciecità poi aveva saputo, dunque, influire in profondità nella storia della sua città.

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