L'altro 11 settembre: la guerra sotterranea tra Kissinger e Allende

Salvador Allende contro Henry Kissinger. La storia del "golpe del secolo" e del primo, tragico, 11 settembre rivive nel nuovo saggio di Emanuel Pietrobon

L'altro 11 settembre: la guerra sotterranea tra Kissinger e Allende

Salvador Allende e Henry Kissinger, due "icone" del XX secolo, si sono scontrati a distanza, in forma indiretta per molti anni. In un braccio di ferro che preparò il redde rationem dell'11 settembre 1973. Ventotto anni prima degli attentati alle Torri Gemelle, l'altro 11 settembre che ha sconvolto il mondo fu quello dell'assalto alla Moneda, il palazzo presidenziale di Santiago del Cile.

Il giorno del golpe dei militari guidati da Augusto Pinochet contro Allende, il primo presidente socialista eletto democraticamente in un Paese vicino al campo occidentale, fu l'affermazione definitiva, centocinquantanni dopo la sua teorizzazione, della dottrina Monroe sulla non ingerenza di potenze straniere nell'America Latina cortile di casa degli Usa e un evento chiave della Guerra Fredda. E, al contempo, il culmine della prima "guerra ibrida totale" della storia. Così l'ha definita Emanuel Pietrobon nel saggio Kissinger contro Allende - La storia del golpe del secolo, recentemente edito da Castelvecchi, in cui l'analista e saggista di InsideOver ha descritto la radice storica, strategica e geopolitica della rottura dell'equilibrio democratico in Cile. Una rottura a cui gli Stati Uniti contribuirono con lo strangolamento silenzioso dell'economia cilena e la volontà di fermare il rischio di un contagio socialista in stile cubano nell'area di loro diretta pertinenza.

"La guerra coperta degli Stati Uniti contro il Cile fu anche e soprattutto una guerra tra due uomini, Allende e Kissinger, che avevano un'intelligenza sopra la media, erano stati temprati dalla sofferenza e avevano fede in religioni politiche collidenti" e grandi progetti per i rispettivi mondi. Allende sognava un'emancipazione latinoamericana in nome del socialismo democratico, Kissinger ipotizzava un mondo plasmato dal bilanciamento dei poteri e delle sfere d'influenza tra le maggiori nazioni del globo. Questi definiva il potere "afrodisiaco supremo" per gli uomini, strumento utile in quanto tale e capace di plasmare situazioni di fatto. Allende lo strumento per costruire una "società più giusta, per superare le divisioni di classe" al servizio del popolo.

L'amministrazione di Richard Nixon, dal suo insediamento nel 1969 in avanti, con Kissinger consigliere per la sicurezza nazionale, investì ben due milioni di dollari nelle operazione di sostegno ai gruppi politici democratico-cristiani e liberal-conservatori e nei gruppi mediatici della famiglia Edwards, la più potente del Cile.

L'elezione di Allende e l'incubo di una "nuova Cuba" portò gli Stati Uniti a mettere in campo un'offensiva a tutto campo, politica ed economica, per minare la nuova presidenza. La "guerra coperta" al Cile, nota Pietrobon nel saggio, colpì "uno dei paesi più sviluppati dell'America Latina, con un'economia floride e una classe media in crescita. Tuttavia, la sua economia era fortemente dipendente dagli Stati Uniti, che controllavano i settori strategici come il rame, la principale esportazione cilena". Appena insediato, il nuovo governo iniziò a nazionalizzare le imprese straniere, tra cui la società mineraria Anaconda, di proprietà statunitense.

A seguito di questi provvedimenti, gli Stati Uniti imposero al Cile quello che Pietrobon definisce un "embargo invisibile", una serie di misure economiche e finanziarie volte a destabilizzare l'economia cilena. Queste misure includevano "attacchi speculativi sul mercato del rame, pressioni sulle organizzazioni internazionali affinché non concedessero prestiti al Cile e pressioni sugli alleati affinché cessassero ogni forma di import-export con il paese". Mentre i media conservatori colpivano l'esecutivo, le forze armate furono infiltrate dai servizi segreti statunitensi e il fronte lealista, ossia fedele alla costituzione e contrario ad ogni interferenza straniera, fu spaesato attraverso operazioni psicologiche e ridotto numericamente attraverso omicidi.

L'obiettivo di Kissinger era chiaro: mentre si plasmava la distensione con Paesi come la Cina e si chiudeva la violenta parentesi vietnamita, la penetrazione politica socialista e il rischio di un'infiltrazione sovietica in America Latina andavano fermate a qualunque costo. E dunque il "domino" fermato in Indocina e Cina con gli accordi sui conflitti e col riconoscimento della Repubblica Popolare non andava rimesso in moto a a casa degli Stati Uniti stessi.

Allende, "marxista incompreso" nella definizione di Pietrobon, non potè fermare il grande gioco sdoganato nei suoi confronti e il Cile e la sua economia "gridarono", per usare la definizione di Kissinger e Nixon. Fino all'epilogo del golpe di Pinochet. Paradossale fine di un processo che per evitare un autoritarismo rosso ne creò uno militare, di segno opposto. Ponendo fine, in un certo senso, alla Guerra Fredda e alle sue pulsioni in America Latina nel più violento dei modi, nel primo 11 settembre conclusosi con l'assalto alla Moneda e la morte di Allende.

La prima guerra ibrida totale della storia, ricorda Pietrobon, ebbe successo. Con una vittima eccellente: la democrazia del Paese più avanzato dell'America Latina. Precipitato per quindici anni nel buio della dittatura.

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