«Sull’Irak Prodi parla da irresponsabile»

«Se il leader del centrosinistra andasse a Bagdad si renderebbe conto che il nostro ruolo è espressamente umanitario. Con noi l’Italia si è dimostrata affidabile e coerente»

Felice Manti

da Milano

È cambiata la percezione dei nostri soldati impegnati nelle missioni umanitarie. Lo rivela un sondaggio commissionato a un campione rappresentativo per età, sesso e titolo di studio da Il Giornale alla Arnaldo Nasi & Associati sulle Forze armate italiane e il loro ruolo all’estero. Il dato più significativo riguarda proprio il ruolo primo piano nel panorama mondiale e la presenza dei nostri soldati sugli scenari internazionali in missioni di peacekeeping, che vede d’accordo tre italiani su quattro. Alla domanda «Le Forze armate italiane dovrebbero essere impiegate solo per interventi di mantenimento della pace internazionale» ha risposto positivamente il 77% degli intervistati: il 51,5% si è detto «molto d’accordo», il 25,5% «abbastanza d’accordo».
Più di un italiano su due (il 55%) è contento che «l’Italia sia presente sul piano internazionale con le proprie Forze armate». Anche sul fronte della sicurezza interna, gli italiani sembrano aver riscoperto l’amore per le divise italiane. Alla “provocatoria” domanda «All’Italia non servono Forze armate forti perché alla nostra sicurezza provvedono gli americani», i «poco» e i «per nulla d’accordo» rappresentano il 72,8% degli intervistati.
Solo pochi anni fa, sottolinea il sondaggio, pensare che 7 italiani su dieci non demandassero agli Usa o alla Nato la sicurezza del territorio italiano era decisamente improponibile.
Il nostro paese sembra invece dividersi sul rapporto tra la credibilità dell’Esercito e quella dell’intero Paese. Alla domanda «un Paese debole a livello militare non sarà mai rispettato a livello internazionale» trova il 48% degli intervistati contrario all’idea, a fronte di un 42% che invece ritiene che, effettivamente, la potenza militare di una nazione abbia ancora un certo peso nei consessi della politica internazionale.
La divisa ha anche rappresentato per molti italiani una opportunità di lavoro, anche a causa dell’obbligatorietà del servizio di leva, abolito solo di recente. Il 63,8% degli intervistato si è detta «molto d’accordo» (30,9%) e «abbastanza d’accordo» (32,9%) alla affermazione «L’industria della Difesa italiana è importante anche per i posti di lavoro che rappresenta».

Solo l’8,9% ha risposto «non so»
Non si tratta infatti solo dei militari di leva o in ferma, ma anche dell’indotto industriale e tecnologico che gravita intorno all’universo Difesa, dove l’Italia con alcune sue aziende (Finmeccanica su tutte) sta recitando un ruolo di primissimo piano a livello europeo.

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