La Svizzera mette al bando gli Ogm per cinque anni

Con il 55,7% dei voti favorevoli il Paese approva il referendum che da oggi ne vieta la produzione. Reazioni anche in Italia. Il ministro Alemanno: «Un risultato che deve far riflettere»

Elisabetta Pisa

da Lugano

La Svizzera diventa un’isola in Europa «Ogm-free». Con il 55,7% dei voti favorevoli, i cittadini elvetici hanno approvato il referendum che impone la sospensione per i prossimi cinque anni della produzione di organismi geneticamente modificati in agricoltura. Il Paese ha votato compatto: hanno detto no agli Ogm tutti i 26 Cantoni, così come le città e le zone di campagna, senza alcuna frattura, a differenza della maggior parte delle consultazioni.
Grande soddisfazione, ieri, per ambientalisti, associazioni di consumatori, agricoltori, sinistra e Verdi. Il risultato sconfessa il governo federale, il Parlamento e i principali partiti elvetici, che avevano suggerito agli elettori di bocciare il referendum. Proprio quest’anno nella Confederazione è entrata in vigore una legge sull’ingegneria genetica, che evidentemente non è stata in grado di dissolvere la diffidenza degli svizzeri per gli Ogm. Le nuove norme vietano l'allevamento di animali geneticamente modificati, mentre le coltivazioni di piante Ogm devono essere autorizzate. Inoltre il legislatore ha stabilito che la presenza di prodotti geneticamente modificati negli alimenti deve sempre essere dichiarata sulle etichette. Regole che evidentemente non sono state giudicate una garanzia sufficiente. Secondo numerosi sondaggi, gli svizzeri sono pronti ad accettare le applicazioni dell'ingegneria genetica in medicina, ma nel loro piatto non gradiscono Ogm. I promotori del referendum sono riusciti a intercettare i timori degli svizzeri: la paura è che solo a distanza di anni si conosceranno le effettive conseguenze degli Ogm sulla nostra salute e sull’ambiente. Preoccupazioni che i contrari al referendum hanno cercato in tutti i modi di fugare. Durante la campagna referendaria il mondo economico e scientifico ha espresso tutta la sua perplessità sulle conseguenze dello stop agli Ogm. I ricercatori si sono mobilitati – un centinaio tra scienziati e professori hanno firmato un manifesto in cui spiegavano le loro ragioni – per contrastare una decisione che a loro parere penalizzerà la ricerca e la Svizzera stessa. «Il pericolo – ha detto ieri ai microfoni della Radio della Svizzera italiana Sandro Rusconi, professore di Biochimica all’Università di Friburgo – è che dalla moratoria si passi a un divieto definitivo».
Lo stop agli Ogm non vieterà l’importazione in Svizzera di prodotti ottenuti da piante geneticamente modificate, ma impedirà alla Confederazione, la cui economia dipende dalla sperimentazione e dall’applicazione delle nuove tecnologie, di operare in questo campo di ricerca. Secondo i contrari al referendum col voto di ieri la biotecnologia continuerà a svilupparsi altrove, tagliando fuori i laboratori svizzeri, che sino a oggi si sono contraddistinti a livello internazionale sia nella ricerca di base sia in quella applicata. Per contro il ministro elvetico dell’Economia ha cercato di tranquillizzare il mondo scientifico. «Faremo di tutto – ha detto Joseph Deiss – perché la ricerca non si fermi».
Il divieto sull’impiego di Ogm scatta da oggi e rimarrà in vigore fino al 27 novembre del 2010. Ora per i sostenitori del referendum l’agricoltura elvetica potrà ritagliarsi un ruolo ben preciso nel contesto europeo. Nell’Ue la pausa che si è imposta la Svizzera non sarebbe possibile. La Corte di Giustizia europea ha recentemente stabilito che il divieto di coltivare Ogm in Austria violava i regolamenti comunitari.

Il risultato del referendum ha provocato reazioni anche in Italia. Come quella del ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno: «È un risultato che deve far attentamente riflettere: è una voce profonda che viene dal cuore dell'Europa».

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