WhatsApp non potrà mai essere considerata una applicazione “sicura”: questa in sintesi l’idea del CEO di Telegram, Paul Durov, che lui stesso ha spiegato per filo e per segno con un post sul web.
Il focus è stato scritto per rispondere alle domande che gli sono state poste in questi giorni, dopo l’ennesimo problema di privacy e sicurezza emerso dall’app di messaggistica per antonomasia ormai.
“Ogni volta che WhatsApp deve correggere una vulnerabilità critica nella loro app, una nuova sembra emergere al suo posto. Tutti i loro problemi di sicurezza sono molto indietro per la sorveglianza. A differenza di Telegram, WA non solo non pubblica il suo codice, ma fa l’opposto: oscura deliberatamente il codice dell’app per assicurarsi che nessuno sia in grado di studiarlo a fondo”.
Punti cardine del testo, sono alcuni passaggi nella storia del telefono verde analizzati da Paul Durov: “Nel 2012 WhatsApp permetteva di inviare messaggi di testo normali non crittografati. Era una follia. Non solo governi o gli hacker, ma anche i provider di telefonia mobile e gli amministratori di Wi-Fi potevano avere accesso senza problemi a tutti i messaggi inviati o ricevuti. Successivamente WhatsApp ha aggiunto un po' di crittografia, ma questo si è rivelato rapidamente un mero stratagemma di marketing: la chiave per decodificare i messaggi era disponibile per molti governi, inclusi quello russo”.
L’applicazione di fatto ha sempre avuto problemi nella sua storia, solo che non erano dichiarati espressamente, secondo il CEO di Telegram: “Mentre Telegram iniziava a guadagnare popolarità, i fondatori di WhatsApp vendettero la loro azienda a Facebook e dichiararono che la privacy era nel loro DNA. Se fosse vero, doveva essere un gene dormiente o recessivo. 3 anni fa WhatsApp ha annunciato di aver implementato la crittografia end-to-end in modo che nessun terzo avrebbe potuto accedere ai messaggi. Questo ha coinciso con una aggressiva insistenza verso tutti i suoi utenti nell’eseguire il backup delle chat sul cloud. Peccato che una volta effettuata questa operazione, i messaggi non siano più protetti dalla crittografia end-to-end diventando accessibili agli hacker e alle forze dell'ordine. WhatsApp questo non lo ha comunicato ai propri utenti”.
Infine, il nodo della questione: “Perché WhatsApp diventi un servizio orientato alla privacy, deve rischiare di perdere interi mercati scontrandosi con le autorità del proprio paese d'origine.
Non sembrano essere pronti per questo: l'anno scorso, i fondatori di WhatsApp lasciarono la compagnia a causa delle preoccupazioni sulla privacy degli utenti. Chiaramente non possono rivelare dettagli sulle backdoor senza rischiare di perdere la loro fortuna e libertà. Tuttavia, hanno ammesso di aver venduto la privacy dei loro utenti”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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