La tendenza: dal romanzo al gioco

Fernanda Pivano si rivolterà nella tomba. L’americana «I-play» ha lanciato sul mercato un videogioco ispirato al Grande Gatsby col seguente slogan: «A sumptuosly decadent adventure based on the American legendary novel». E cioè: «Un’avventura sontuosamente decadente basata sul leggendario romanzo americano».
Che esista un videogioco per ciascuno dei libri della saga di Harry Potter è scontato. Ma che qualcuno si prenda la briga di realizzare la versione ludico-digitale del romanzo di Francis Scott Fitzgerald lo è molto meno. Persino la Divina Commedia è più consona, per quanto il videogame Dante’s Inferno appaia dissacrante: ha molti elementi che potrebbero essere trasformati in fantasy, mostri e demoni, e un percorso da concludere. Non il Grande Gatsby, ambientato durante la jazz-age newyorchese, tra i giovani reduci della prima guerra mondiale, party sulla baia di West Egg, frasi folgoranti, lo struggente amore di Gatsby per Daisy sposata: come può saltare in mente a qualcuno di tirarci fuori un videogioco?
In caso, costa il corrispondente in dollari di 12 euro. Esiste un demo (versione di prova), scaricabile gratis, sul sito www.iplay.com. La grafica è vintage, curata, stile cartoon. Il gioco sembra piuttosto semplice. Naturalmente esiste solo una versione inglese. Ci si trova di fronte a tavole, ben disegnate, con situazioni tipo: colazione in veranda a casa Buchanan con Tom e Daisy... Non c’è da leggere schermate di istruzioni, per fortuna. Nella parte bassa dello schermo ci sono una serie di oggetti che si devono rintracciare nella ricca scena breakfast art nouveau. Tipo: rake (rastrello), pen (penna), lily (giglio) eccetera. Poi ci sono lettere mimetizzate nella scena. Cliccando si possono ottenere due effetti: il rumore di un buco nell’acqua (errore) o una piccola esplosione luminescente con i punti corrispondenti se si indovina l’oggetto. Se si trovano le lettere vanno in una stringa tipo cruciverba e poi bisogna indovinare la parola. La scena è commentata da una musichetta. I personaggi si muovono appena. Ogni tanto dicono qualche frase molto a effetto, molto Grande Gatsby. Tipo: «I’m paralized by happyness». «Sono paralizzata dalla felicità».
Alla fine uno si rompe un po’: la musichetta è sempre la stessa. Alcuni oggetti sono molto difficili da trovare. Per fortuna che si può usare il credito per avere aiuti. La penna è nascosta nella cucitura della sedia. Il giglio rintanato sul capitello della colonnina. Altra scena: Tom va dal meccanico. Indovinare dove si trova nell’officina sgarruppatissima un volante, uno straccio, un bullone. Altra prova: ti trovi davanti la macchina da scrivere di Francis Scott e piovono dal soffitto le parole di un passaggio del libro. Devi copiarle sul computer prima che tocchino la tastiera, poi si compone la pagina che viene letta da una voce maschile. La versione demo scade subito. Faccio in tempo a finire il primo capitolo, che ha tre-quattro scene. Si sente la mancanza del bellissimo prologo: «Negli anni vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai uscito di mente: “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”».

Come videogioco risulta un po’ palloso ma per imparare l’inglese meglio del manuale scolastico con le frasi tipo «The pen is on the table» eccetera.
Un grande romanzo può contenere tutto ma niente può contenere un grande romanzo.

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