Filippo Della Rovere, medico del lavoro e ricercatore in pensione, ha lavorato dal 1975 al 2008 al Policlinico di Messina. Ricorda bene la sperimentazione Di Bella, in quegli anni conduceva le sue ricerche sull’istamina e sugli antiossidanti. Della Rovere ha dimostrato che la somministrazione di istamina nei ratti impedisce l’attecchimento di un tumore molto aggressivo. Il lavoro è stato pubblicato nel ‘94 sul numero inaugurale di Oncology Report. In seguito è riuscito a fotografare che i mastociti – le cellule che formano l’istamina – fagocitano (distruggono) le cellule tumorali nel cancro della mammella. Il lavoro è stato pubblicato nel 2009 su Anticancer Research.
Ci sono punti di contatto fra le sue ricerche e il metodo Di Bella?
“Sicuramente sì. Ho condotto ricerche su alcuni antiossidanti, vitamine A, E, selenio, gruppi sulfidrilici e microelementi (rame e zinco). La loro carenza è riscontrata in maniera significativa nei tumori ”.
Cosa ne pensa della terapia Di Bella?
“Ha certamente un senso”.
Ma allora perché la sperimentazione fallì?
“Il ministero della Sanità non gli ha dato il supporto adeguato e Di Bella è stato anche mal consigliato forse sull’onda della pressione emotiva creatasi attorno alla vicenda. Per eseguire una sperimentazione clinica del genere e avere un dato statistico certo, sarebbe stato necessario testare un gruppo molto omogeneo di pazienti”.
Un esempio?
“Chiedere la sperimentazione solo sul tipo di tumore che rispondeva meglio alla sua terapia, scegliere un campione anche limitato di individui ma molto omogeneo per stadiazione della malattia, sesso, età, fumo, familiarità, cultura, alimentazione e così via. Quindi suddividere i pazienti in due gruppi: a uno somministrare la multiterapia Di Bella, all’altro le cure oncologiche tradizionali e nel tempo monitorare i progressi. Dopo 2-3 anni si sarebbero ottenuti i primi risultati statisticamente validi”.
I pazienti curati e “guariti” con il metodo Di Bella sono davvero tanti…
“Il fatto che molte persone (non so se decine o centinaia, ma non importa, ne sarebbe bastata anche una sola) siano guarite dice tutto sulla potenzialità terapeutica del metodo. Toccherebbe a chi ha i mezzi e la volontà, capirne a fondo i meccanismi per poterla migliorare. Preciso che il cancro è una malattia che interessa tutto l'organismo e poi si localizza in un organo e il metodo Di Bella si prefigge di curare tutto l’organismo. Non può quindi esistere la ‘soluzione perfetta’, ma unaterapia da adattare ad ogni singola persona”.
Dal punto di vista terapeutico la terapia Di Bella potrebbe essere migliorata?
“Chirurgia, chemio e radioterapia (a dosi adeguate) sono la base di partenza. A queste si può associare (una o) la terapia Di Bella, eventualmente potenziata con sostanze (come l’ istamina e i mastociti) che stimolino in maniera significativa il sistema immunitario”.
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