Il ruolo chiave dell'oro blu: cosa può cambiare

Il gas naturale è la risorsa-ponte tra mondo dei combustibili fossili ed energia pulita, e va sfruttata in forma sostenuta per accelerare la transizione.

Il ruolo chiave dell'oro blu: cosa può cambiare

Transizione energetica significa, in primo luogo, gradualità. E gradualità significa pragmatismo. Questa lezione è spesso dimenticata quando si parla dello sviluppo sistemico e a tutto campo delle strategie energetiche delle principali economie del pianeta, in un dibattito che spesso ritiene plausibile si possa passare, con un tratto di penna, a mix energetici completamente rinnovabili in pochi lassi di tempo.

La realtà è ben diversa e impone di scendere a patti con necessità e costrizioni. Si prenda un caso tra tutti per capirlo: quello del gas naturale. Risorsa fossile tra le più strategiche, inserita dagli ambientalisti più radicali nel paniere dei combustibili indicati come nocivi e inquinanti, da eliminare al più presto, ma che può giocare un ruolo importante nella transizione verso un'economia più sostenibile.

Per limitarci al caso del Vecchio Continente, Il gas in Europa copre già la maggior parte della domanda di energia, e nella prospettiva della transizione energetica al 2050 rappresenterà il 20% dei consumi energetici, assicurando flessibilità al sistema a fronte di una domanda molto variabile a seconda delle stagioni. E anzi, su scala mondiale il cambiamento è destinato ad essere ancora più prounciato. Le economie che punteranno all'obiettivo della decarbonizzazione dovranno, giocoforza, consumare più gas per abbattere la propria impronta nel campo delle energie fossili. Secondo le ultime proiezioni dell’organizzazione internazionale che regola le discussioni sul gas, l'International Gas Union (Igu), e dell'equivalente dell'Opec dell'oro blu, il Gecf (Gas exporting country forum), contenute nel “Global gas outlook 2050”, il gas naturale diventerà la principale fonte del mix energetico mondiale dal 24% di oggi al 28% entro i prossimi vent'anni.

Il duo gas naturale-rinnovabili può accompagnare le economie più avanzate nell'era della transizione. E l'oro blu può essere la risorsa fossile capace di svolgere il ruolo di ponte. In primo luogo garantendo un graduale abbattimento delle emissioni in relazione a petrolio e carbone. In secondo luogo, fatto importante e cruciale, permettendo investimenti dual-use: le infrastrutture alimentate o utilizzate per trasportare il gas naturale possono svolgere in futuro un ruolo, ad esempio, per l'idrogeno.

La transizione energetica è un percorso inderogabile e già in corso che attraversa anche le rotte del gas. Il passaggio verso il gas naturale prima, fonti rinnovabili e sostenibili poi, sta già avvenendo e procedendo a gran velocità. "Re petrolio" non ha ancora abdicato, ma il gas sta mettendo la freccia, e questo è già un primo passaggio verso la transizione. Del resto, da tempo nel settore dell’energia è popolare l'aforisma pronunciato dall’ex direttore della Shell Hydrogen, Don Huberts: “Così come l’era della pietra non finì per mancanza di pietre, quella del petrolio non finirà per mancanza di quest’ultimo.” I governi di tutto il mondo non staranno certo ad aspettare che si esaurisca anche l’ultimo pozzo di petrolio, piuttosto stanno già adottando strategie volte a dare luogo a una transizione organica capace di essere il meno traumatica possibile. Un percorso su cui si è avviato anche il Vecchio Continente, nella consapevolezza del fatto che gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050 vadano raggiunti con gradualità e del fatto che sia necessario ideare e mettere in pratica delle politiche che non creino disuguaglianze. Incentivare solo ed esclusivamente tutto ciò che è green, dovrebbe tenere conto del fatto che le tecnologie “verdi” comportano dei costi e degli investimenti notevoli e che non tutti gli attori economici sono in grado di accedervi, ad oggi, in modo concorrenziale.

Quindi si valorizza il ruolo del gas come ponte, decisamente consolidato alla luce dell'attuale scenario di incertezza e crisi energetica dalle autorità dell'Unione Europea. La risposta dell’Unione Europea all’aumento dei prezzi dell’energia ha a che fare con la diversificazione dei fornitori, con il mantenere il ruolo del gas naturale come combustibile di transizione e come premessa all’accelerazione la transizione verso l’energia pulita.

In questa partita l'Italia può giocare un ruolo centrale, ricordando che una prima mossa strategica per la transizione potrebbe essere lo sfruttamento del potenziale consapevolmente trascurato nei pozzi offshore dell'Adriatico e del resto del Mediterraneo, vittima del giacobinismo anti-industriale che, soprattutto per iniziative a guida pentastellata, hanno vincolato l'Italia al ruolo di Paese importatore, riducendone sicurezza energetica e capacità di azione. E, in nome di un ambientalismo di maniera, rallentato il pur positivo cammino del Paese sul fronte della transizione energetica. Un processo che l'aumento del ruolo del gas naturale potrà, negli anni a venire, incentivare come fattore abilitante.

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