Qual è la vera sfida del futuro per i carburanti

Il futuro dei biocarburanti parte dall'Africa, dove Eni ha in corso numerosi progetti e trattative: ecco di cosa si tratta e cosa sta avvenendo in Italia

Qual è la vera sfida del futuro per i carburanti

Dagli scarti verrà fuori un combustibile che rispetterà l'ambiente: è questa la sfida energetica dei biocarburanti, prodotti da attività agricole e forestali, sostanze vegetali e animali e rifiuti biodegradabili.

Qual è la sfida

Per ridurre le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti è essenziale, accanto alle varie forme alternative (elettrico su tutti) che vengano abbandonati i combustibili fossili ed arrivare al 2050 all'anno di "zero emissioni" come auspicato dall'Aie (Agenzia Internazionale dell'Energia). I biocarburanti possono abbassare del 64% quel tipo di consumo dannoso per l'ambiente perché provenienti sia da biomasse (materia organica, animale, vegetale, di scarto o post consumo) ma ci sono anche quelli di "seconda generazione", "generati a partire da scarti alimentari, agricoli, forestali che non sono utilizzabili per l’alimentazione umana o animale e non comportano sottrazione di terreno agricolo alla produzione alimentare o cambi di destinazione agricola", viene riportato da uno studio speciale condotto dal Corriere della Sera. Questi biocarburanti posseggono una quantità di carbone notevolmente più bassa rispetto a tutti gli altri.

La prima bioraffineria italiana

Esiste già dal 2014, a Venezia: è la prima bioraffineria italiana riconvertita al green pur nascendo come raffineria tradizionale. Grazie a Eni, l’impianto di Porto Marghera produce Hvo, olio vegetale idrogenato, che viene aggiunto al gasolio per rispettare i nuovi requisiti normativi europei e nazionali "che prevedono che una quota crescente dei carburanti sia costituita, appunto, da materie prime provenienti da fonti rinnovabili". Ma è all'Africa che che la multinazionale italiana guarda con interesse per sviluppare biocarburanti in Paesi come Angola e Repubblica del Congo (per l'agricoltura), Benin, Mozambico e Ruanda sono in pole position per la filiera agro-industriale.

Gli agro-biocarburanti del Kenya

Nel continente africano, la nazione che è davanti a tutti nel combattere i cambiamenti climatici è il Kenya: Eni ha già intavolato una trattativa per raffinare l’olio alimentare usato, utilizzare lo stesso metodo dell'impianto di Porto Marghera convertendo una raffineria di Mombasa in una bioraffineria che produce HVO diesel e SAF (il carburante sostenibile per l’aviazione) e sviluppare un impianto di bioetanolo. Insomma, la carne al fuoco è tanta e importante ed è per questo che si renderà necessario trovare partner internazionali. In stretto contatto con gli agricoltori locali, l'azienda italiana sta creano una rete per consentire loro la raccolta e la lavorazione dell'olio non alimentare e l'utilizzazione dei residui agricoli per bioraffinerie.

Cosa succede in Benin

Come accennato prima, tra i Paesi dove si tenta lo sviluppo di una filiera agro-industriale c'è il Benin, al cui presidente Patrice Talon "è stato presentato il nostro modello di sviluppo della filiera dei sottoprodotti agricoli, che pensiamo possa rivelarsi importante e vantaggioso per le comunità locali e per l’industria energetica del Paese nel lungo termine", come ha affermato al Corriere l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Il Benin è leader in Africa Occidentale per la produzione di cotone: in questo modo si potrebbe creare una rete di occupazione che faccia crescere il settore e aumentare gli introiti economici. L'Africa guarda con speranza a questi progetti che permetterebbero un'economica circolare molto importante in un continente dove, ancora oggi, quasi 600 milioni di persone sono senza energia elettrica.

Biocarburante per Roma Fiumicino

In Italia, a dimostrazione che il settore è in pieno fermento, un nuovo tassello si aggiunge alla collaborazione tra Eni e Aeroporti di Roma, nell'ambito dell'accordo strategico finalizzato a promuovere iniziative di decarbonizzazione del settore aereo e accelerare il processo di transizione ecologica degli aeroporti. Dalla bioraffineria Eni di Venezia, a Porto Marghera, è giunto all'aeroporto di Fiumicino un carico di 5mila litri di biocarburante idrogenato HVO puro, contributo che vuole accelerare la decarbonizzazione dei mezzi stradali in ambito aeroportuale. Il biocarburante idrogenato HVO viene utilizzato nei mezzi della società Adr Assistance per la movimentazione dei passeggeri a ridotta mobilità in ambito aeroportuale.

L'HVO è un biocarburante di elevata qualità di origine vegetale e da scarti, prodotto attraverso la tecnologia proprietaria Ecofining nelle bioraffinerie Eni di Venezia e Gela. Grazie alla tecnologia di idrogenazione sono state rimosse tutte le impurezze, quali ossigeno e zolfo e può essere utilizzato puro al 100%.

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