«Un pensiero di nostalgia che si balla» è la frase più poetica e femminile dell'ultimo romanzo di Alberto Bevilacqua (Lui che ti tradiva, Mondadori, pagg. 233, euro 17), ma è anche un filo di fantasia o di tango che lega il precedente, Tu mi ascolti, a questo. Nellaltro Bevilacqua aveva riaperto i conti con una madre eccessiva per sensibilità e invasività. Ne aveva spianato le strade di follia e leggerezza e, al contempo, sembrava avesse saldato, mettendo in bella con se stesso figlio, il rapporto con Lisa, sua madre, una madre trasformata prima in vita e poi in letteratura, come amica e figlia. Insomma pareva proprio che il conto esistenziale e letterario il romanziere l'avesse saldato alla grande, con un romanzo decisivo in privato e in pubblico. Invece, no. Bevilacqua ora i conti li riapre.
Forse ha pensato di avere pagato troppo, o troppo poco, allora ci regala appunto Lui che ti tradiva, che è ancora la storia di Lisa, ma con laggiunta di Mario, sua madre, e con l'addizione del Garibaldino, cioè del figlio: ovvero di Alberto. Ma procediamo con ordine. Bevilacqua si muove da astuto giostrante e, alla stregua del Maronti, del don Lavanda, però anche del «Bragone» e di tutti gli altri, mette in scena nell'Oltretorrente e nel suo al di qua (Oltretorrente è la zona anarchicorivoluzionaria dei riti del maiale coràto e poi dellolio di ricino squadrista in una Parma che appare affogata non nelle sabbie del Po, ma nelle sue sabbie mobili) una favola italiana nera e insieme una storia familiare inesistente epperò viscerale, incestuosa. Sì, proprio incestuosa, volendo dare alla parola incesto laccezione del coito italiano che fu: fasciocomunista. Però la storia favolistica e storicizzata dellItalia prima fascista e poi divisa tra fascismo e antifascismo in Lui che ti tradiva, è solo un unico atto teatrale e non una serie di quinte. Si tratta di una pura recita per scrivere pagine impressionanti a proposito dei dialoghi tra Lisa e Mario, a esempio, o per farne saggio con quelle sul porco liberato da Lisa, o ancora scritte per farci inorridire e rabbrividire quando i due ragazzini vengono azzannati, svomitati, violentati da quella specie di donna cannone. Eppure in sintesi, questo romanzo, non è l'estremo commiato da una madre (sempre chiamata Lisa e quasi mai mamma) e da un padre (sempre chiamato Mario) aviatore, fottitore, equilibrista del circo del cielo (nell'occasione). Non è prima: favola nera dell'Italia e poi: figlio madre padre che finalmente si ritrovano come famiglia soprattutto nelle pagine della letteratura.
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