Lo schiaffone è arrivato, più sonoro del previsto. Incerto con l’Udc, in difficoltà a Bologna per i guai sentimental-giudiziari del sindaco Flavio Delbono, Pierluigi Bersani ha incassato ieri sera lo smacco più pesante: la sconfitta del suo candidato alle primarie del centrosinistra in Puglia. Ha vinto Nichi Vendola, ma a differenza di cinque anni fa - quando battè lo stesso avversario di ieri, Francesco Boccia, con il distacco risicato di 1600 voti - ha fatto il pienone: 73 per cento contro 27. Una valanga.
Troppa disparità nella brevissima campagna elettorale, troppo divario tra il governatore in carica, portavoce nazionale di Sinistra ecologia libertà, e il giovane sfidante, l’economista amico di Enrico Letta, catapultato in extremis dal Partito democratico per tentare la strada nuova dell’accordo con l’Udc.
Le urne delle primarie si sono chiuse ieri sera alle 21 (si erano aperte alle 8) e i risultati sono giunti con il contagocce. Ma l’esito non è mai stato in discussione, dalle località più piccole fino alle città capoluogo: per ogni voto andato a Boccia, Vendola ne ha presi tre. Barletta: 9.270 contro 3.789, Trani 1561 a 516, Fasano 1960 a 490, perfino nella rocca dalemiana di Gallipoli Vendola ha straripato con 684 voti contro 204, 77 per cento. Boccia ha riconosciuto subito la sconfitta. Poco dopo le 22,30 è andato nella «Fabbrica» di Vendola con il neo-segretario regionale Sergio Blasi per omaggiare il vincitore.
Un migliaio di persone era già in strada ad acclamare il governatore con cori e cartelli. In una calca da vittoria ai mondiali i due contendenti hanno tenuto assieme una conferenza stampa. «Le sconfitte peggiori sono le battaglie che non si combattono», ha detto Boccia. Vendola invece veste già i panni dell’avversario non di Rocco Palese, scelto ieri sera come candidato governatore del centrodestra, ma addirittura di Silvio Berlusconi: «Questa è una vittoria della democrazia contro il malgoverno. La Puglia diventerà un cantiere per costruire un progetto alternativo. Lavorerò per l’alleanza più larga possibile, estendendola a settori diversi in un profilo riformatore che sappia parlare anche ad altre culture. Cercherò un compromesso tra le forze che si riconoscono a sinistra e coloro che si considerano moderati»: vuol dire che tenterà in tutti i modi di imbarcare i centristi.
L’ottimismo vendoliano era alle stelle da giorni. L’altra sera lo staff del governatore sventolava un sondaggio che gli attribuiva il 65 per cento. È andata ancora meglio. Il segnale più evidente è stata l’affluenza ai seggi, 200 postazioni allestite in tutta la regione. A Bari a mezzogiorno avevano votato 17.565 persone, salite alle 18 a 45.854 (dati forniti dalla segreteria provinciale del Pd). Alla stessa ora, secondo il comitato elettorale di Vendola, in tutta la regione gli elettori erano oltre 120mila. Alla fine hanno votato in 192mila. Numeri più elevati non soltanto del duello di cinque anni fa (quasi 80mila con 112 seggi), ma anche delle ultime primarie per la segreteria nazionale. Pur sapendo che l’alta affluenza avrebbe favorito Vendola, Boccia l’ha giudicata positivamente: «È un buon clima di partecipazione democratica. È la giornata dell’orgoglio Pd».
In serata, invece, davanti al disastro, nel suo quartiere generale di via Re David qualcuno dava la colpa agli «infiltrati» del centrodestra, che sarebbero andati in massa ai gazebo per sostenere Vendola: la vittoria del governatore dovrebbe infatti consentire al Pdl di catalizzare i voti centristi nel voto che conta, quello di marzo.
Lunghissime code si sono formate fin dalle prime ore, nei piccoli centri dove il seggio elettorale era unico come nei capoluoghi: parecchia gente ha dovuto aspettare quasi un’ora per deporre la scheda nell’urna. Vendola e Boccia hanno votato al mattino nelle rispettive località di origine: il governatore nel gazebo di Terlizzi, lo sfidante nell’auditorium Santa Croce a Barletta.
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