Il verbo di Spalletti: «Campioni, attenzione qui conta il gruppo»

Fabrizio Aspri

Prima il gruppo, poi i big. Il credo di Luciano Spalletti, sbarcato a Roma per dispensare normalità e offrire buon calcio, è limpido, cristallino. Come le sue parole, che scandiscono i ritmi di una vigilia dal sapor di novità.
A Livorno, dove Lucarelli e compagni respirano la salubre aria della vetta, non sono escluse sorprese, mutamenti tattici. «Magari durante la partita - sorride il tecnico -. Ho sempre detto che sto lavorando su questo. Così come sul centrocampo a tre». Una mezza ammissione. Il toscano di Certaldo, fedele al modulo 4-2-3-1, tra le mura dell’Armando Picchi potrebbe mischiare le carte, togliere un difensore e alzare una diga a metà campo. In sintesi: via uno tra Bovo e Cufrè, dentro Aquilani al fianco di De Rossi e Perrotta, quest’ultimo «coccolato» dal tecnico dopo le minacce ricevute in settimana da alcuni tifosi. «Attenzione a non cercare capri espiatori: con l’Udinese è stato tra i migliori. Trascina il gruppo. Non conosco bene i fatti. Ma se è stato insultato, alla presenza della moglie e del figlio, la cosa è difficile da accettare».
Difesa d’ufficio e tanta voglia di non fallire approcci e scelte in terra toscana. Dove l’attende al varco una padrona di casa che, nelle ultime 12 gare casalinghe, ha sempre segnato, totalizzato 24 gol ed evidenziato in rosso sul calendario, data 6 gennaio 2005, l’ultimo stop interno: Livorno-Inter 0-2. «Non sarà un’impresa facile. Lucarelli? Ha personalità. Dovremo fare attenzione ai suoi movimenti». Mancherà Cassano, fermo ai box anche in vista del prossimo duello col Parma («Sarà pronto quando lo vedrò allenarsi, a buoni livelli, per tre, quattro volte»), rimarrà a casa Chivu e rifarà capolino, in panchina, Tommasi. Fedele allo slogan «il gruppo prima di tutto», Spalletti parla faticosamente dei singoli, lanciando messaggi da non sottovalutare. «Montella? È adatto al nostro modulo. Però contano sempre i risultati, la squadra. Non i singoli. In quanto a Totti (ultima rete in campionato proprio contro il Livorno, il 20 febbraio, ndr), ritroverà presto il gol: anche se non segna, è determinante per i compagni. E poi se è vero che un giocatore può cambiare la vita di un club, perché la Roma lo scorso anno ha lottato per non retrocedere?».
Il mister scende poi in pista per difendere Curci dalle critiche piovutegli addosso nelle ultime ore. «Non ha colpe sul gol dei greci - tuona - ma, al contrario, mi è sembrato bravo in un paio di circostanze». Respinte al mittente critiche e frasi a effetto. Come quelle autografate Spinelli, patron del Livorno, che ha ammesso: «Se avessi Totti giocherei per lo scudetto». Spalletti se la ride: «Lo dicono tutti, fa parte del gioco».

L’ennesima boutade in un calcio in cui caos e tensione la fanno da padroni: «Bisognerebbe avere più cultura sportiva. Nessuno deve andare oltre i propri limiti; i sostenitori si limitino a far sentire la propria fiducia alla squadra: è la maniera migliore per esserle vicini». Giusto, no?

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