Un viaggio (rovente) nell'antichità

Una città dove tutto è un pericolo e l'unica salvezza sono i "vigiles"

Un viaggio (rovente) nell'antichità

Era una estate calda quella dell'anno 64 dopo Cristo. Il 18 luglio Roma, sotto il decimo anno del principato di Nerone, era avvolta in una cappa pesante. Quella notte sarebbe scoppiato uno degli incendi più tremendi che la storia ricordi. Ardendo per svariati giorni (sei secondo Tacito) avrebbe raso al suolo gran parte di quella che all'epoca era una delle città più grandi del mondo. Un incendio che segnò, secondo gli storici antichi, il divorzio definitivo tra Nerone e il popolo romano, che lo ritenne colpevole della devastazione o, quantomeno, incapace di fermarla. E a poco servì il tentativo imperiale, sempre descritto da Svetonio e da Tacito, di accusare dell'incendio i Cristiani, che all'epoca godevano di cattivissima fama, anzi i loro suplizi crudeli si ritorsero contro l'imperatore.

Questo il quadro generale che Alberto Angela delinea nel dettaglio in una trilogia della quale esce, martedì, il primo volume: L'ultimo giorno di Roma. Viaggio nella città di Nerone poco prima del grande incendio (HarperCollins, Pag 352, euro 18,50). Angela, paleontologo e tra i massimi esperti di divulgazione scientifica e storica, in questo saggio accompagna il lettore per i vicoli e le strade della città di Roma. Una Roma dove il rischio di incendio era una costante (non servivano interventi imperiali per favorirlo al di là della leggenda nera di Nerone). Enormi depositi di grano ed olio potevano in ogni momento rivelarsi potenzialmente esplosivi, fuochi e lucerne brillavano d'ovunque, spesso a stretto contatto con materiali unti e infiammabili. Soprattutto nelle «insulae», le diffusissime, e spesso malandate, dimore popolari che nulla a che vedere avevano con le «domus» patrizie. In questa situazione che in ogni momento poteva degenerare in incendi grandi e piccoli nel 64 si scatenò la tempesta di fuoco perfetta. Angela racconta bene questa costante lotta contro il rischio di incendio attraverso due personaggi: Vindex e Saturninus. Due vigiles, ovvero membri del corpo che a Roma si occupava di intervenire il prima possibile per fermare le fiamme.

Il brano che anticipiamo, per gentile concessione dell'editore, ce li fa vedere in azione. Uomini coraggiosi che avevano coi pochi mezzi dell'epoca come unico strumento la celerità Nel 64 non bastò. Ma non solo fuoco, L'ultimo giorno di Roma

è proprio un viaggio a tutto tondo nell'epoca di Nerone.

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