Villa Celimontana Girotto e il suo sax Tre concerti per quattro stati d’animo

Quattro sfumature di un grande talento. In tre serate, Javier Girotto offrirà al pubblico di villa Celimontana quattro spettacoli diversi. Tutti incentrati sul suono del suo sassofono, naturalmente, ma con atmosfere, colori e ambientazioni di volta in volta differenti. Si comincia stasera, con due concerti in uno. Alle 22.15 Girotto salirà sul palco con Gianni Iorio al pianoforte, per proporre un repertorio di composizioni proprie, ispirate prevalentemente al linguaggio della musica sudamericana, strizzando l’occhio ai profumi del tango in tutte le sue evoluzioni e contaminazioni. A seguire, Iorio si sposterà al bandoneon e sul palco arriveranno anche Francesco Angiulli al contrabbasso e Pasquale Stefano al pianoforte: il quartetto, denominato Nuevo Tango Ensamble e in scena dal 1999, nasce con l’intento di proporre i brani del celebre compositore argentino Astor Piazzolla. L’accostamento al repertorio di Piazzolla ha comportato un lungo studio, mirato a interpretare il complesso fraseggio e il giusto «sound porteno» che caratterizzano questa musica.
Domani, sera di Ferragosto, Girotto presenterà al pubblico il progetto «Latin Mood», di cui è co-leader insieme con il trombettista Fabrizio Bosso. Con loro Natalio Mangalavite al piano, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Lorenzo Tucci alla batteria e Bruno Marcozzi alle Percussioni. Il sestetto ha già inciso un disco, «Sol», e domani sera porterà in scena i brani che lo compongono. Brani originali, firmati da Girotto, Mangalavite e Bosso, ma anche nuove versioni di grandi classici, come la splendida canzone cubana di Osvaldo Farrés, «Quizàs, quizàs, quizàs», forse (è proprio il caso di dirlo) ancor più nota nella versione inglese «Perhaps, perhaps, perhaps». O ancora «Volver» di Carlos Gardel e Alfredo Le Pera, e qualche altra trovata sorprendente. D’altronde soltanto il jazz e il gusto per l’improvvisazione potevano avvicinare estetiche apparentemente lontane, come l’hard bop di cui Bosso è alfiere indiscusso e gli influssi latini e le ritmiche argentine, dal tango in giù, di Girotto. In realtà ognuno di loro ha sempre dimostrato affinità e interessi nell’ambito espressivo dell’altro, riuscendo a esprimere, all’interno di questa formazione, una sintesi sonora completa.
Domenica sera, terzo e ultimo appuntamento con Girotto. È l’appuntamento più classico, quello con gli storici Aires Tango, che festeggiano quindici anni di carriera e la decima pubblicazione discografica, con un album naturalmente intitolato «10/15». Il nuovo lavoro, uscito per la Parco della Musica Records (l’etichetta dell’Auditorium), presenta nuovi brani originali firmati dal quartetto (con Girotto, Alessandro Gwis al pianoforte, Michele Rabbia alle percussioni e Marco Siniscalco al basso). La musica degli Aires Tango rispecchia i tratti della melodia tangueira e della improvvisazione jazzistica.

Il risultato è una sorta di tango «trattato», dalle caratteristiche spiccatamente latine per le melodie e i ritmi che lo animano ma meno vincolato ai canoni del tango tradizionale, dunque terreno fertile per un’improvvisazione d’ispirazione jazz.

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