Una vita per la pittura Al Manzoni omaggio a Tagliabue

Una mostra in un teatro. Due antiche espressioni della civiltà – la pittura e la drammaturgia – rendono omaggio a Carlo Tagliabue, milanese di porta Garibaldi. Le sue opere – esposte al Teatro Manzoni di via Manzoni fino al 31 marzo – confermano la sua capacità di leggere nel grande libro della natura e di restituirne gli incanti. I suoi paesaggi non hanno confini geografici: spaziano dal Nord al Sud, dalla neve al sole, con una intensità che solo i veri artisti possiedono. La mostra, curata dalla galleria Bolzani che lo ha seguito nell’arco della sua attività (memorabile la personale del 1975), riunisce tutte le opere della giovinezza e della maturità, contrassegnate tutte da una forte tensione emotiva, da un’autentica passione.
Nella vita di questo artista si sommano due grandi vocazioni: la pittura e l’oreficeria. Parliamo, naturalmente, di oreficeria creativa che parte dalla plasticità e sfiora la solidità della scultura. Già dai tempi della Scuola d’arte del Castello Sforzesco e dell’Accademia di Brera aveva coltivato questa antica tradizione familiare. Negli Anni Cinquanta, dopo le sofferenze della guerra (che pure gli ispirarono opere memorabili) Tagliabue ha ripreso a modellare e a cesellare, con risultati stilisticamente apprezzabili, capaci di dare un’anima una luce, un’armonia di colore alle pietre preziose e agli stessi metalli.
Per fortuna, non ha mai trascurato la pittura, che aveva nel sangue. I paesaggi riuniti in questa mostra rivelano, prima che una grande professionalità, la eccezionale abilità di trasformare lo spazio visivo in spazio poetico. Con una larga pennellata, egli riesce sempre ad emozionarci attraverso cieli arrossati e piccoli torrenti, case rustiche e campagne innevate, entrando a buon diritto nella storia del naturalismo lombardo. Apprezziamo non solo i colori ma anche le luci, che sono ora soffuse, ora intense, espressioni di un sapiente registro cromatico.


L’arte di Carlo Tagliabue non è una scoperta (si tratta semmai di riscoperta) ma un messaggio di ottimismo: dimostra che – a dispetto di tutte le contaminazioni che hanno offeso la pittura negli ultimi decenni – la bellezza esiste ancora, perché esistono artisti che sanno rappresentarla. Bene farebbero le civiche raccolte ad assicurasi una parte di queste opere.

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